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Economia circolare: la spinta dal Pnrr

Federico Fiorito

L’Italia vanta una posizione di vertice in Europa per riciclo e raccolta differenziata. Ma c’è ancora divario tra Nord e Sud. A questo proposito il Pnrr può aiutare a migliorare la situazione, anche grazie al Conai

di Andrea Ballocchi

 

Quando si parla di economia circolare in Italia, si parla di un’autentica eccellenza europea. Siamo, infatti, ai vertici per riciclo e raccolta differenziata: lo mette in luce Conai, il Consorzio nazionale imballaggi, che compie 25 anni e che può fornire numeri di tutto rispetto, con più di 170 milioni di tonnellate di imballaggi conferiti a riciclo, 73 milioni dei quali proprio grazie alla gestione consortile.

Oggi con il Pnrr c’è l’occasione per rilanciare ulteriormente il recupero e riciclo: il Piano nazionale ripresa e resilienza prevede 2,1 miliardi di euro per realizzare nuovi impianti per il trattamento e il riciclo dei rifiuti, l’ammodernamento di impianti esistenti e la realizzazione di progetti “faro” di economia circolare. Già lo scorso marzo Vannia Gava, sottosegretario al ministero della Transizione Ecologica, illustrava il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti, ricordando le 4.114 proposte arrivate, per un valore complessivo dei progetti di oltre 12 miliardi di euro. Ma come può il Piano nazionale trasformare in occasioni concrete per rilanciare e sviluppare economia circolare, in particolare riguardo la raccolta e il recupero dei rifiuti, trasformandoli da scarti in opportunità?

«Il Pnrr è uno strumento validissimo per l’economia circolare. Ricordo, a questo proposito, che è dedicata una missione specifica, la Missione 2, che tra le altre cose prevede fondi per i Comuni, al fine di migliorare la raccolta differenziata, e per le imprese, anche per la realizzazione di nuovi impianti per il riciclo, soprattutto per carta e plastica», afferma Federico Fiorito, dell’ufficio affari legali di Conai.

Lo stesso Piano ricorda che l’Italia è un riferimento con un utilizzo di materiale circolare in Italia attestato al 17,7% nel 2017 e un tasso di riciclaggio dei rifiuti urbani al 49,8%, entrambi al di sopra della media dell’Ue. Si aggiunga inoltre che l’Italia in tema di riciclo di imballaggi ha raggiunto già oggi gli obiettivi europei fissati al 2025 ed è prossima a centrare quelli al 2030.

Tuttavia, segnala ancora il Piano, emergono significative disparità regionali e manca una strategia nazionale per l’economia circolare. Ci sono quindi ampi margini di miglioramento che lo stesso Pnrr potrebbe contribuire a stimolare.

 

Avvocato Fiorito, il Pnrr destina una forte attenzione alla transizione ecologica. Al suo interno, quale attenzione dedica al Sud Italia, ancora indietro rispetto alla media nazionale?

«Il Piano nazionale mostra una certa sensibilità a questo proposito, destinando una quota significativa dei fondi alle regioni del Centro e del Sud. Conai si è mosso anche in questo ambito, contribuendo e collaborando anche con la pubblica amministrazione e i Comuni interessati affinché si potesse organizzare e gestire una partecipazione più semplificata e agevolata rispetto ai bandi del Pnrr proprio per garantire l’accesso a questi fondi e quindi contribuire a gestire un’organizzazione di un sistema di raccolta differenziata più efficiente, per il Centro-Sud e in particolare per il Meridione, che sappiamo essere ancora indietro in termini di tassi percentuali di raccolta differenziata e quindi di avvio al riciclo. Conai è al fianco dei Comuni e del Sud: da sempre abbiamo un’area dedicata ai piani di sviluppo della raccolta differenziata al Centro-Sud, guidata da Fabio Costarella, che intende contribuire a creare le condizioni più favorevoli per creare progetti adeguati e adeguabili a tutte le realtà territoriali, così che si possa partire da una base già formata in termini di strutture organizzate alla raccolta differenziata e dunque farsi trovare pronti a partecipare ai bandi connessi al Pnrr».

 

Tra Conai e Anci c’è un legame sensibile, confermato da un accordo quadro. Quale potenzialità può offrire questa sinergia per coordinare anche le azioni di sviluppo dell’economia circolare e cercare di gestire al meglio i fondi dedicati al Pnrr?

«Ricordo che tale accordo quadro Anci-Conai, previsto per legge, è lo strumento attraverso cui il sistema consortile garantisce ai Comuni italiani la copertura degli oneri sostenuti per i servizi della raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio.

Tra le due realtà è in corso la trattativa per il nuovo accordo, perché la revisione normativa ha previsto che le parti non siano solo più Conai e Anci, ma comprenda anche altri soggetti, fra cui i sistemi autonomi e l’Upi (Unione Province d’Italia, ndr.). Anche se tale accordo non può favorire l’ingresso ai fondi del Pnrr, vale però la pena sottolineare che Conai da sempre si occupa delle questioni riguardanti i Comuni e in particolare del Meridione. L’area specifica per i rapporti con il Sud, sopra citata, si occupa dei progetti speciali e di sviluppare le reti organizzative del Centro-Sud e quindi creare le condizioni più idonee per la raccolta differenziata. Per questo ci siamo mossi e ci stiamo muovendo proprio al fianco dei Comuni e della Pubblica amministrazione».

 

L’Italia, oltre che costellata di piccoli Comuni, conta anche un tessuto imprenditoriale composto per lo più di Pmi. Quali opportunità offre il Pnrr per lo sviluppo dell’economia circolare e tale da rappresentare un volano per i borghi e per le piccole medie imprese?

«Potrà essere un volano nel momento stesso in cui si comincerà a fare rete. Ritengo che uno dei problemi di cui soffre l’Italia sia l’eterogeneità su base territoriale. Il Piano nazionale, a prescindere dai fondi dedicati ai sistemi di raccolta differenziata e alle infrastrutture per il riciclo e recupero dei rifiuti, è uno strumento validissimo anche per fornire incentivi e agevolazioni non solo alle piccole e medie imprese, che sono la gran parte del tessuto industriale nazionale, ma anche per dare valore al territorio da un punto di vista di gestione organizzativa e burocratica, offrendo anche stimoli per la riqualificazione del territorio stesso. Quindi anche i piccoli borghi potranno godere di questa situazione, in maniera più o meno diretta, se gestita nel modo corretto. Ribadisco, i fondi ci sono, occorre solo trovare gli strumenti giusti e le opportune forme organizzative per concretizzare idee e progetti».

 

 

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“La nostra mission consiste nel dotare i lettori di un magazine in grado di decifrare il vasto mondo della gestione d’impresa grazie a contenuti d’eccezione e alla collaborazione con enti pubblici e privati.”

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