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L’antico ricamo che diventa idea d’impresa

Francesca Alferi ha trasformato la passione per l’antica tecnica del “pizzo chiacchierino” in un’idea imprenditoriale di gioielleria. E grazie a Invitalia ha potuto ampliare la propria attività.

 

di Andrea Ballocchi

 

Si chiama pizzo chiacchierino ed è un’antica tecnica di ricamo che si svolge grazie a una serie di anelli, nodi e catene e con l’utilizzo di particolari attrezzi chiamate “navette”. Quest’arte plurisecolare, debitamente personalizzata e aggiornata, viene usata da Francesca Alferi che a Santo Stefano Quisquina, in provincia di Agrigento, ha aperto un laboratorio-boutique di gioielleria artigianale che ha attirato un crescente interesse. Così l’imprenditrice siciliana ha deciso di ampliare la propria clientela e ha ottenuto da Invitalia un finanziamento di 45mila euro (cui se ne sono aggiunti 20mila dal Dl Rilancio) dell’incentivo Resto al Sud per consolidare le proprie basi e aprirsi a un mercato potenziale più vasto, puntando sul web e sull’e-commerce.

Pizzo chiacchierino, una passione trasformata in mestiere

«Fiori d’Arancio nasce da una passione coltivata sin da piccola e che condivido con mia sorella, imparata alle scuole elementari, per il pizzo chiacchierino. È una tecnica che abbiamo imparato e personalizzato e che volevamo divulgare e far conoscere, rinnovando un’antica tradizione che rischiava di scomparire o di restare nel buio dei cassetti», afferma Francesca Alferi.

Per rinnovare la tecnica, l’imprenditrice e la sorella Marilena l’hanno impreziosita e valorizzata con cristalli e pietre semipreziose, tramutando i lavori in gioielli. Così il pizzo chiacchierino è rinato sotto una nuova luce e si rinnova un’antica tecnica, che pare risalga al XVII secolo, conosciuta con vari nomi e che veniva utilizzata per realizzare centrini, bordure e tende che abbellivano e rendevano eleganti le tenute nobiliari. Il nome deriva dal termine francese “frivolitè” (frivolezza) e si è sviluppato particolarmente nel periodo Vittoriano durante il quale le nobildonne si ritrovavano nei salotti a ricamare e chiacchieravano tra loro. Da qui ha assunto il nome di pizzo chiacchierino in Italia, impiegato per realizzare centrini, bordure e tende che abbellivano e rendevano eleganti le tenute nobiliari.

Modernizzare un processo antico

La tecnica è praticata a vari livelli e con l’impiego di una o due navette, quest’ultima più complicata, ma più raffinata e alla base del lavoro condotto dalle fondatrici di Fiori d’Arancio. La passione per la tecnica ha portato Francesca a scegliere una strada del tutto nuova rispetto agli studi (è laureata in Psicologia del lavoro).

Le artigiane di Fiori d’Arancio dedicano ore e sacrificio nel raffinare e modernizzare il processo, attraverso la ricerca di pietre naturali e cristalli che creano contrasti affascinanti ed universali e filati di alta qualità i cui archi, foglie e “pippiolini” combinati tra loro danno luogo a figure geometriche uniche. «Si arriva anche a 6-7 ore di lavoro per realizzare un paio di orecchini», ricorda Francesca, aggiungendo che la produzione è artigianale, pari a tremila pezzi l’anno. Ma le loro creazioni sono richieste in varie gioiellerie d’Italia e anche all’estero.

L’incontro con Invitalia

Fiori d’Arancio è un’attività nata nel 2019, un anno prima della pandemia. «Eravamo partite bene, con ordini per migliaia di euro. Poi è arrivato il Covid-19 e il lockdown che hanno di fatto bloccato la nostra attività», ricorda l’imprenditrice e artigiana. Il contraccolpo è stato per fortuna assorbito grazie al finanziamento di Invitalia e all’e-commerce, avviato in modo da portare avanti l’attività.

L’accesso al finanziamento è stato rapido: «abbiamo svolto il colloquio in digitale a marzo, presentando il progetto e a giugno abbiamo avuto l’esito», racconta la titolare dell’attività che ricorda la grande attenzione e disponibilità da parte degli addetti dell’Agenzia nazionale per lo sviluppo, sottolineando la precisione nei controlli di rito per verificare che il finanziamento sia effettivamente investito.

Grazie a questa iniezione finanziaria l’azienda ha potuto avere la forza necessaria per proseguire la propria attività e proporsi anche nelle fiere del settore. Ha anche avuto l’attenzione di una nota influencer e modella come Natalia Paragoni, che ha scelto di indossare i gioielli di Fiori d’Arancio per un evento di moda.

Dal passato al futuro: il ricamo diventa l’idea per un Museo

Per il futuro Francesca e Marilena puntano sul settore della moda da sposa. Hanno raccolto l’interesse e contatti con un operatore che segue svariati atelier dedicati. L’intenzione è anche di far conoscere e tramandare la tecnica ed è per questo che Francesca ha contattato enti formativi.

Non solo: «Intendiamo creare un Museo del ricamo, dando spazio e visibilità anche al pizzo chiacchierino. L’idea l’abbiamo condivisa col Comune di Santo Stefano Quisquina e decollerà grazie anche ai fondi del Pnrr per valorizzare il territorio e i borghi. Il progetto è stato autorizzato, abbiamo ottenuto circa 1,6 milioni di euro e così partiremo, individuando luogo e modalità migliori per allestirlo», conclude Francesca Alferi.

 

 

 

 

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