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Una bella fotografia di empowerment femminile

Spinta dagli incentivi di Invitalia, Tomato Noir è ora una realtà avviata al successo, oltre a rappresentare un mirabile esempio di azienda tutta al femminile. La fondatrice Paola Saia ci racconta la sua storia.

 

di Alessandra Voi

 

Se è vero che in Italia solo il 22% delle imprese è guidato da donne, e ancora più bassa è la percentuale di imprese giovanili “in rosa” (appena undici su cento, come spieghiamo qui), quella che raccontiamo oggi è una storia di iniziativa e di successo.

Una storia fatta di professionalità e capacità di intercettare i finanziamenti. Paola Saia, Ceo della società milanese Tomato Noir, è fotografa ritrattista e posing coach: in pratica è specializzata nel fare emergere la nostra parte migliore davanti all’obbiettivo.

Sguardi imbarazzati, smorfie, pose eccessivamente finte: non importa che siate principianti, dimenticate tutto questo. Paola ci assiste durante la sessione fotografica per offrire consigli sulle pose migliori, valorizzare i pregi e annullare i difetti di fronte a quel mirino che mette così tanti a disagio. Nata a Torino nel 1978, dopo la laurea al Dams di Bologna, Paola si è sempre occupata di fotografia declinandola su eventi e campagne, e curando come direttore artistico anche la scenografia e lo styling. D’altronde, ci racconta, «vengo da una famiglia di artisti, musicisti e sarte. L’arte, in tutte le sue forme, l’ho respirata sin da piccola ed è per questo che forse la vivo in tutto ciò che faccio».

Dopo dieci anni di attività come freelance, nel maggio 2022 arriva la svolta imprenditoriale. Paola decide di fare domanda a Invitalia per accedere agli incentivi del Fondo impresa femminile, promosso dal ministero dello Sviluppo economico. Il suo obiettivo è fondare insieme alla sorella Daniela e all’amica Silvia un’azienda tutta al femminile per valorizzare sul mercato le loro differenti capacità e passando così, nel giro di poche settimane, dalla libera professione all’imprenditoria. Obiettivo centrato con il debutto di Tomato Noir.

 

Paola, ci racconta come e quando nasce Tomato Noir?

«Nasce ufficialmente il 27 luglio 2022 grazie alla vincita del bando di imprenditoria femminile. Siamo tre socie con un’esperienza decennale nell’ambito della comunicazione e del digital. Per questo motivo l’azienda rappresenta la naturale evoluzione delle nostre carriere da libere professioniste. Io sono Ceo della società, art director, fotografa e posing coach. C’è poi mia sorella Daniela, che si occupa della parte organizzativa come direttore generale, e insieme a noi c’è anche Silvia Calenic, marketing manager e consulente d’immagine. Anche il resto del nostro team è principalmente composto da donne e ha come obiettivo la valorizzazione dell’empowerment femminile, grazie alla collaborazione con professioniste talentuose dei settori digital, bellezza, fotografia e molto altro».

 

Qual è il focus dell’azienda?

«Con Tomato Noir, produciamo contenuti di qualità, sia foto sia video, per raccontare le storie uniche e autentiche, in una parola, sincere, delle aziende che si rivolgono a noi. Ci occupiamo di storytelling e ritrattistica aziendale con una particolare cura alla persona, studiando insieme ogni dettaglio, dallo stile fino alle pose fotografiche e, grazie alle mie competenze come posing coach, ne valorizziamo la personalità rendendola naturale di fronte all’obiettivo».

 

Come è arrivata al bando ministeriale del Fondo impresa femminile?

«Nel 2022, sempre come fotografa e posing coach, ho avviato un percorso di consulenza con una business strategist, che mi ha consigliato di partecipare a questo bando, descrivendomelo come il più interessante degli ultimi anni. Così ho deciso di lanciarmi ed è venuta fuori l’idea di partecipare al bando con una squadra di donne. Mia sorella e Silvia hanno subito accettato la proposta, ed è andata molto bene. Il percorso per la richiesta dei fondi è stato velocissimo. Abbiamo fatto domanda a maggio e il 27 giugno ci è stato comunicato che avevamo vinto il bando. In sessanta giorni, poi, pur con l’estate di mezzo, abbiamo costituito la società e abbiamo iniziato a lavorare».

 

Quali criticità ha incontrato a comprendere il bando, se ne ha incontrate? Qualcuno l’ha aiutata?

«Abbiamo studiato le carte insieme a un ingegnere che ci ha assistite nell’approfondire gli aspetti tecnici di stesura della domanda, sviluppando insieme tutto il progetto, dagli obiettivi imprenditoriali fino a quelli di marketing e di budget».

 

Come avete utilizzato i fondi?

«Al momento abbiamo speso circa il 40% dell’importo richiesto, 40mila euro totali, suddividendolo più o meno in parti uguali in costi vivi, con l’affitto dello studio e l’acquisto di attrezzatura, mentre l’altra parte è stata dedicata alla progettazione del nostro sito, https://tomatonoir.com, che prossimamente sarà implementato a e-commerce. La pianificazione della parte finanziaria è gestita con la massima attenzione e ne curiamo ogni minimo dettaglio in modo da essere sempre aggiornate sui vari costi da sostenere e sui pagamenti in arrivo sul conto corrente aziendale. La nostra socia Daniela è responsabile del monitoraggio dei flussi finanziari e delle diverse scadenze».

 

Che cosa consiglierebbe a chi si approccia per la prima volta a queste misure di sostegno?

«Sicuramente è necessario avere un’idea imprenditoriale precisa, poi è fondamentale studiare approfonditamente il mercato e comprendere dove e come posizionarsi. Solo dopo aver analizzato bene la fattibilità consiglio di approcciarsi al mondo dei bandi. Inoltre, per fare il salto di qualità dalla libera professione al mondo dell’imprenditoria, suggerisco di avvalersi delle consulenze dei vari professionisti del settore, come business strategist, commercialisti, avvocati e consulenti del lavoro che offrono di solito visioni strutturate e soluzioni concrete per la crescita a livello aziendale, inclusa appunto la partecipazione ai bandi del settore».

 

Parteciperete ad altri bandi?

«Se ci saranno altre opportunità, parteciperemo di sicuro! Proprio di recente abbiamo depositato il nostro marchio grazie a un voucher dell’Euipo (l’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale, ndr). Inoltre stiamo collaborando con un ingegnere per proporre ai potenziali clienti dei servizi di comunicazione per le loro aziende, grazie ai bandi attualmente disponibili».

 

Sempre con un occhio all’arte, al bello e all’impresa al femminile…

«Proprio così. L’arte, in tutte le sue forme, la vivo in tutto ciò che faccio per via della mia storia, come raccontavo prima. Elisabetta, la mia nonna materna, lavorava come sarta e libera professionista. Libera nel senso vero del termine. Ha infatti viaggiato in tutto il mondo, facendo ricerca di tessuti e nuovi trend. Sono cresciuta tra abiti, stoffe e rossetti, parlando con lei il francese, poiché era sua convinzione che si trattasse della principale e più elegante lingua internazionale. L’amore per il vintage, invece, l’ho ereditato da mio padre, musicista e pittore, appassionato di oggetti di un tempo e collezionista. Oggi il faro che mi guida nel mio percorso è il grande amore per la fotografia, insieme alla contaminazione e alla voglia di imparare sempre di più».

 

 

 

 

 

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