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Pnrr: solo un’impresa su tre ne beneficerà

Ricerca Tagliacarne

La ricerca del Centro studi Tagliacarne mostra un quadro desolante rispetto all’utilizzo delle misure messe in campo dal Pnrr. Nemmeno un terzo delle imprese è pronto a cogliere le opportunità offerte dalle ingenti risorse destinate al sistema produttivo.

 

di Edmondo Giroud

 

Tra pandemia ed economia di guerra, le imprese italiane sembrano oggi soffrire più del previsto, tanto da rimanere piuttosto indifferenti alle opportunità offerte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il 71% è infatti fermo al palo, senza mostrare alcun interesse verso le numerose occasioni di sviluppo che si stanno aprendo di mese in mese.

È quanto emerge da un’indagine diffusa recentemente da Unioncamere su dati elaborati dal Centro studi Guglielmo Tagliacarne che ha voluto sondare la “readiness” delle imprese in questa congiuntura economica così delicata. E di prontezza non si può certo parlare se soltanto il 16% delle aziende interpellate si è già attivato per aderire ai progetti del Pnrr e un debole 13% ha in programma di farlo in futuro.

 

Disinteresse che coinvolge piccole e medie aziende

Nel confronto tra piccole e medio-grandi imprese il dato emerge poi in tutta la sua drammaticità: solo il 9% delle piccole imprese si è già attivata sui progetti del Pnrr, contro il 33% delle medio-grandi imprese. Per quanto riguarda invece i buoni propositi di sfruttare questa opportunità in futuro, soltanto l’11% delle piccole imprese ha in programma di attivarsi sui progetti del Pnrr a fronte del 17% delle medio-grandi. Ne consegue che ben l’80% delle piccole imprese non si è ancora attivato e non ha in programma di attivarsi sui progetti del Pnrr, nonostante l’afflusso costante di informazioni su tutti gli organi di stampa e sui canali professionali e associativi. La percentuale di “disinteresse” scende al 50% nelle medio-grandi imprese, e non è tuttavia un dato meno deprecabile.

 

La spinta alla transizione digitale e green

Un altro aspetto della ricerca concentra l’attenzione su uno dei pilastri del Piano nazionale di ripresa e resilienza, vale a dire la transizione digitale e quella green. La percentuale di imprese che prevedono di iniziare a investire in tecnologie digitali nel biennio 2022-24 (e che non hanno investito negli ultimi cinque anni) sale dal 10%, nel caso di imprese che non si sono ancora attivano o non si attiveranno sui progetti del Pnrr, fino al 25% nel caso di imprese che si sono già attivate, passando per il 17% nel caso di quelle che hanno in programma di attivarsi per cogliere queste opportunità. Dinamica simile per il green dove, tra le imprese che non hanno investito negli ultimi cinque anni nel green, la quota delle nuove investitrici sale dal 20%, per le imprese che non si sono attivate, al 42% per quelle già attivate, passando per il 34% per quelle che hanno in programma di attivarsi in futuro.

 

Alcune riflessioni

La ricerca del Centro studi Tagliacarne ha vagliato molti focus, quali il clima di fiducia dopo la pandemia, la perdita di nuove imprese, l’impatto del conflitto Russia-Ucraina su prezzi e approvvigionamenti delle materie prime, nonché i rincari energetici conseguenti. Ma anche la congiuntura nei comparti manufatturieri e nell’agricoltura, nel turismo e nell’artigianato, così come il ruolo del Terzo settore nei settori dell’economia.

Su tutti questi focus la ricerca è riuscita a documentare alcune risposte e reazioni delle imprese per uscire dalle varie impasses, laddove mostra, ad esempio, le differenti accelerazioni nel digitale e nel green in risposta agli shock della pandemia e del mercato. O ancora quando illustra le diverse strategie adottate dalle aziende nel periodo 2017-2021 per rispondere a criticità inattese tramite l’adozione di tecnologie digitali 4.0, sistemi di certificazione, formazione continua e altre iniziative operose. Sul fronte dell’adozione delle misure messe in campo dal Piano nazionale di ripresa e resilienza i ricercatori si sono invece trovati incredibilmente spiazzati dall’assenza di interesse e proattività da parte delle imprese, nonostante il tema del Pnrr sia di dominio pubblico oramai da più di un anno.

Come sottolineato dal presidente di Unioncamere, Andrea Prete, «questi dati confermano la necessità di lavorare per diffondere e far conoscere alle imprese, soprattutto quelle più piccole, le misure messe in campo dal Governo nel green e nel digitale. L’80% delle imprese di minori dimensioni non ha nemmeno in programma di avvalersi di queste risorse, contro il 50% delle aziende medio grandi».

«Le Camere di commercio hanno ben in mente come farsi parte attiva per lo sviluppo del Paese e contribuire al cambiamento innescato dal Pnrr», conclude Prete. «Possiamo essere uno strumento prezioso per fare conoscere alle imprese le enormi opportunità legate alle nuove risorse e per mettere a terra molte delle misure chiave previste nel Piano».

 

 

 

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