Per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori è fondamentale investire in formazione, come ci spiega Angelo Colombini, consigliere Civ Inail.
di Andrea Ballocchi
Quanto può essere importante il Pnrr per la salute e la sicurezza sul lavoro? Come ricorda Inail, le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro nel primo quadrimestre 2023 sono state 264, tre in più rispetto alle 261 registrate nel primo quadrimestre 2022, 42 in meno rispetto al 2021, 16 in meno rispetto al 2020 e 39 in meno rispetto al 2019.
«In termini di finanziamenti diretti, il Pnrr non ha una voce dedicata salute e sicurezza ma indirettamente ha un peso specifico importante, attraverso tutto ciò che è legato alle grandi opere e ai progetti presentati dalle Regioni e dai Comuni nelle varie missioni. E uno dei punti essenziali che lo stesso Governo, compreso quello precedente, sottolineano è che le regole in materia di salute e sicurezza negli appalti devono tenere in considerazione i lavoratori e le lavoratrici sia nelle grandi opere sia in tutte le attività collegate a progetti del Piano nazionale Ripresa e Resilienza», afferma Angelo Colombini, consigliere Civ (Consiglio di indirizzo e vigilanza) di Inail, già segretario confederale Cisl e neovicepresidente dell’Ente bilaterale nazionale dell’artigianato e del Fondo di solidarietà.
È lui a ricordare che uno degli aspetti più importanti per la salute e la sicurezza consiste nella prevenzione, un imperativo che deve essere assolto sia dalle imprese che dagli stessi lavoratori. «Il secondo aspetto importante è che la prevenzione richiede formazione e anche la necessità di investire su nuovi macchinari: le nuove tecnologie contribuiscono a ridurre la fatica di lavoratori e lavoratrici, come pure le malattie professionali, gli infortuni e gli incidenti mortali. Il Governo deve rilanciare questa attenzione, in particolare nei confronti delle piccole e medie imprese, perché possano essere sostenute nell’investimento su nuove tecnologie. In questo senso, va rifinanziato il programma lanciato col piano Industria 4.0».
Dott. Colombini, come va pensata la formazione affinché sia di aiuto anche per salute e sicurezza dei lavoratori?
«Il punto essenziale, a tale proposito, passa da due elementi prioritari: una formazione continua e una formazione di riqualificazione. Nel primo caso la necessità si evidenzia con l’evoluzione tecnologica, molto più rapida di quanto si possa starle dietro. Quindi, oltre alla necessità di un aspetto formativo iniziale, serve proseguire nella formazione durante tutto il percorso lavorativo, per stare al passo col progresso. Nel secondo caso, l’esigenza nasce dalla necessità di affrontare la transizione ecologica e digitale, che non deve trovare impreparati le lavoratrici e i lavoratori, specialmente quelli over 50, favorendo la loro preparazione per accompagnarli nel loro passaggio da un tipo di lavoro tradizionale a uno legato a logiche green e digital».
La formazione è fondamentale, ma servono supporti. Ci sono strumenti di aiuto, in termini di finanza agevolata, per le imprese che intendono garantire adeguati percorsi e strumenti formativi?
«Innanzitutto ci sono i fondi europei, ma anche percorsi di formazione regionale utili alle imprese. Vanno ricordati, inoltre, Fondimpresa di Confindustria e il Fondo di Solidarietà bilaterale per l’Artigianato, dove le stesse imprese possono contare su finanziamenti per formare i propri lavoratori, sia sotto l’aspetto di una formazione continua che di riqualificazione. Gli strumenti di supporto ci sono, quindi. L’importante è non lasciare sole le piccole e medie imprese in balia della trasformazione. In questo senso gli organi istituzionali devono costituire dei riferimenti per le imprese, specie le Pmi. Va detto, però, che le stesse imprese si devono far trovare preparate. Perché se gli strumenti ci sono, anche loro devono essere pronte a cercarli e usarli. Ogni azienda deve pensare di essere dentro una filiera più ampia. C’è poi un altro punto importante…».
Quale?
«La formazione non può essere gestita da società improvvisate o, peggio, fasulle che propongono una formazione identica per tutti i settori, senza distinguere tra esigenze specifiche. Ogni settore produttivo ha una sua specifica necessità di formazione al di là di quella basilare. Occorre diversificarla nella maniera opportuna e secondo le necessità specifiche legate ai macchinari ed alle differenti tecnologie utilizzate».
Che ruolo svolge Inail nel promuovere la cultura della sicurezza sul lavoro?
«In due modalità. La prima ha a che fare col rapporto con i sindacati rispetto alla formazione dei sindacalisti e i delegati responsabili della salute e sicurezza (Rls, ndr). Da molti anni crea percorsi e attività di formazione di base su salute e sicurezza aperti a migliaia di persone su tutto il territorio nazionale, finanziati dallo stesso Istituto. La seconda riguarda il finanziamento in conto capitale delle spese sostenute dalle aziende nei progetti per migliorare salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Le imprese interessate devono presentare progetti dedicati a queste finalità e l’Istituto provvede al finanziamento a fondo perduto fino a circa il 65%. Costituisce un aiuto importante per le aziende virtuose, ma bisognose di un sostegno. Così, da oltre 10 anni interviene l’Inail attraverso il Bando Isi. Il successo riscontrato lo si nota dalla risposta delle aziende al click day. Quest’anno in 20 minuti hanno risposto in settemila per poter accedere ai 273,7 milioni di euro messi a disposizione. Compito dell’Inail e delle parti sociali è prevenire e l’aiuto offerto da questi bandi è significativo. Dal 2010 a oggi gli incentivi a fondo perduto stanziati per la realizzazione di progetti di miglioramento della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro sono saliti a 2,75 miliardi di euro. Inoltre ci sono le misure di finanziamento dedicate al reinserimento dei lavoratori infortunati. Inail sostiene così le aziende che facilitano il reinserimento del lavoratore nell’attività lavorativa. Anche in questo caso l’azienda deve presentare un progetto specifico e ben dettagliato».
Questo impegno per la sicurezza e la salute si “scontra” con i fatti di cronaca quotidiana che riportano morti sui luoghi di lavoro. L’impegno di Inail, degli organi istituzionali, delle associazioni che risultati ha avuto negli anni?
«Negli ultimi dieci anni si è registrato un miglioramento rispetto al ventennio precedente in termini di riduzione dei morti, ma anche sotto forma di minor numero di malattie e infortuni professionali. Il problema è costituito dalle molte imprese, soprattutto quelle del settore manifatturiero e dell’agricoltura, che fanno fatica ad avere una cultura adeguata in materia di salute e sicurezza. Le nuove imprese, diversamente da quelle nate molti anni fa, devono ancora farsi non solo un’idea, ma stanziare investimenti sulla salute e la sicurezza dei lavoratori. In senso generale, a livello istituzionale Inail ha fatto una forte azione di sensibilizzazione e attenzione. Occorre sì produrre e fare fatturato, ma serve tenere bene a mente che alla base di questo fine ci sono lavoratori e lavoratrici, che vanno tutelati e salvaguardati. Per questo occorre investire sulle tecnologie e sulla formazione. Dobbiamo ridurre sempre di più il fenomeno degli incidenti sul lavoro attraverso investimenti formativi e tecnologici, grazie a cui si sono ottenuti risultati. Va ricordato, però che le attività produttive cambiano continuamente. Tutti i soggetti, imprese, sindacato, Governo e la stessa Inail, devono tenere in massima considerazione queste novità, perché spesso in tanti ambiti lavorativi la cultura della tutela è spesso assente o sottovalutata. Occorre promuovere la cultura e la conoscenza a partire dalle scuole, specie in quelle professionali e negli istituti tecnici e tecnologici i cui studenti sono i primi a entrare nel mondo del lavoro. Per questo si rende necessaria una formazione continua anche sugli studenti perché vivano la futura esperienza del lavoro non solo dal punto di vista salariale, ma come opportunità di realizzazione di loro stessi anche tenendo conto della sicurezza e della salute».