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Lavoro femminile: nel terziario la presenza più alta

Il recente report di Confcommercio mostra come il terziario sia il principale traino dell’occupazione femminile prima e dopo la pandemia. Resta però drammaticamente ampio il gap al Sud.

 

di Giuseppe Strangolo

 

È uno scenario del lavoro interessante e al tempo stesso allarmante quello presentato nei giorni scorsi nel report Terziario&Lavoro realizzato dall’Ufficio Studi di Confcommercio. L’osservatorio sul lavoro nel terziario mostra infatti che degli oltre 17 milioni di occupati registrati a giugno 2022, sono più di 11 milioni quelli attivi nel terziario di mercato. E se il terziario è stato il principale driver di crescita dell’occupazione dopo la pandemia, il rapporto evidenzia che il 53% di questo aumento di assunzioni è avvenuto soprattutto nell’ambito della componente femminile, ben 9 su 10 donne assunte nel biennio 2020-2022. La presenza delle donne nel terziario italiano raggiunge così una percentuale estremamente elevata, pari al 50,8%, mentre nelle altre attività economiche il dato si ferma al 27%. Ma andiamo con ordine partendo dai dati relativi al gap di occupazione femminile con la media europea e parlando successivamente del drammatico divario tra Nord e Sud del Paese.

L’occupazione femminile in Italia

Il dato che rileva maggiormente è tuttavia che il terziario di mercato è il settore scelto da sette donne su dieci che decidono di fare impresa, ma è anche il settore nel quale vi sono le maggiori opportunità di occupazione femminile. Andando un po’ più nel dettaglio, in questo settore lavorano il 75% delle donne mentre la quota maschile è al 52%. Inoltre, rispetto alle tipologie di contratto, su 100 donne occupate a tempo indeterminato nel complesso dell’economia italiana, il 69% è nel terziario di mercato, mentre per gli uomini la percentuale si ferma al 45,9%.

Tuttavia i dati molto positivi relativi al terziario non devono a tutta prima confondere. L’occupazione femminile in Italia è infatti assai inferiore (43,6%) rispetto alla media europea (54,1%) e fotografa un gap molto più ampio di quello relativo all’occupazione maschile (60,3% in Italia contro il 64,7% in Europa). Se il tasso di disoccupazione femminile in Italia (11,1%) venisse rapportato al valore europeo (7,2%), si otterrebbero infatti 433mila donne occupate in più.

Il grande gap tra Nord e Sud

Nel confronto tra le diverse macroaree, il tasso di occupazione complessiva femminile al Sud è particolarmente critico. In un confronto con il valore medio europeo del 2019, dato non inficiato dai riflessi statistici delle turbolenze che la pandemia ha prodotto sul mondo del lavoro e dell’economia in generale, le occupate al Nord risultano essere in percentuale inferiore di due punti e mezzo, al Centro di cinque punti e al Sud di ben venticinque punti, attestandosi al 36% circa dell’occupazione complessiva.

Un tasso di partecipazione femminile al lavoro del 36% rispetto a una media prossima al 50% in Italia e a quasi il 60% europeo, indica una grande criticità che, combinata al peggiore tasso di disoccupazione, porta il numero di occupate al Sud a poco più di 2,2 milioni: vale a dire che solo il 28,9% delle donne tra i 15 ed i 74 anni nel Mezzogiorno lavorava a fronte di una quota pari a quasi il 52% nel Nord. Una situazione creata ovviamente dalle drammatiche condizioni attuali del mercato e non certo frutto di una scelta individuale o personale.

Le possibili soluzioni

Secondo gli analisti dell’Ufficio Studi di Confcommercio, per migliorare questa situazione, soprattutto al Sud, occorrerebbe incrementare gli investimenti nel terziario di mercato, settore che meglio degli altri è in grado di “assorbire” maggiore lavoro femminile. È qui infatti che ci sono le maggiori opportunità di occupazione di qualità, che Confcommercio sostiene anche promuovendo progetti concreti, come la certificazione di parità di genere, un sistema premiante per le aziende che contrasta il divario di genere in termini di inclusione professionale, di retribuzioni, di opportunità di carriera, di formazione, di conciliazione fra tempi di vita e lavoro.

Confronto con altri settori

Il dibattito sul lavoro e l’occupazione si intreccia con il più ampio tema della demografia declinante in Italia, un aspetto che va posto al centro dell’attenzione riguarda il tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro. L’obiettivo è incrementare l’occupazione femminile partendo da alcune considerazioni di mercato.

In questo senso, i dati dell’Osservatorio lavoro Confcommercio sul terziario di mercato, datati aprile 2023 e basati su solidi dati Inps, possono essere d’aiuto: mostrano infatti che su 100 donne regolarmente occupate con contratto di lavoro dipendente, 75 lavorano nel terziario di mercato. Guardando alle tipologie di contratto, su 100 donne occupate alle dipendenze nell’economia italiana complessiva e con contratto a tempo indeterminato regolare, 69 lavorano terziario di mercato. Se poi si confronta il settore dell’industria e quello dei servizi finanziari assicurativi con contratto regolare, su 100 occupati 27 sono donne, mentre lo stesso valore nel terziario di mercato è del 50,5%, cioè con una parità sostanziale rispetto ai colleghi maschi.

Le implicazioni di questi confronti per il rilancio dell’occupazione totale e per la più ampia e duratura creazione di benessere economico sono evidenti: il terziario di mercato è importante per creare occupazione femminile e quindi per generare benessere complessivo nella società.

 

 

 

 

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