Il progetto “67 Colonne per l’Arena di Verona”, una delle iniziative di Art Bonus, ha riscontrato una straordinaria partecipazione di aziende e società civile. Come ci racconta la sovrintendente e direttore artistico Cecilia Gasdia.
di Andrea Ballocchi
«Il 2021 è stato l’anno in cui la società civile si è stretta intorno al proprio teatro e l’Arena è diventata più che mai il simbolo della città nel mondo, con tutto ciò che essa rappresenta come volano economico e turistico, fonte d’occupazione, luogo d’aggregazione e intrattenimento, di tradizione culturale ed eccellenza artistica». Le parole di Cecilia Gasdia, grande soprano e oggi sovrintendente e direttore artistico della Fondazione Arena di Verona, mettono in luce il valore del progetto “67 Colonne per l’Arena”, un’iniziativa creata appositamente per rafforzare il rapporto economico tra la fondazione con Verona e il suo territorio. Missione compiuta, verrebbe da dire: il concorso Art Bonus ha rivelato una grande partecipazione social e la sola Arena ha ricevuto più di 38mila voti, oltre che un’ampia partecipazione di imprese e di privati in un progetto di raccolta fondi sostenuto grazie alla misura dell’Art Bonus, ideato e avviato dal Ministero della Cultura.
È il segno che l’Arena scaligera, con i suoi quasi duemila anni di storia, che ne fanno il più grande anfiteatro romano ancora in uso, riesce ad attirare interesse e passione. Il segno che la cultura è ancora viva ed è capace di nutrire le menti e di far girare l’economia. La sola Arena di Verona ha un impatto economico stimato, in termini di ricchezza distribuita, superiore ai 400 milioni di euro l’anno.
Il progetto “67 Colonne per l’Arena”
Ma partiamo dal progetto “67 Colonne per l’Arena”. Come racconta la stessa Fondazione, si basa sull’idea di ricostruire idealmente la cinta più esterna di arcate dell’Arena, distrutta da un terremoto nel 1117, con un abbraccio di imprenditori e professionisti. “Un progetto che si pone l’obiettivo di divenire una membership annuale animata da sostenitori sempre nuovi, grandi aziende e piccoli imprenditori, accomunati dal desiderio di contribuire non solo allo spettacolo ma al suo valore economico e sociale”. Dopo appena un mese dalla presentazione, il progetto di fundraising di Verona ha preso il via con l’adesione di due grandi aziende nel ruolo di founder: Calzedonia Group e Pastificio Giovanni Rana.
Il 9 giugno 2021, con un evento che ha riunito in Arena tutti gli imprenditori che hanno aderito alla raccolta, si è conclusa la prima edizione del progetto 67 colonne per L’Arena di Verona. Le 67 colonne crollate nel 1117 sono state ricostruite virtualmente grazie all’impegno dei numerosi donatori che, a fianco dell’impegno degli sponsor storici, hanno raccolto quasi 1,6 milioni di euro.
Concorso Art Bonus: la vittoria popolare del progetto scaligero
Ma non è finita qui. Il progetto ha vinto la VI edizione del Concorso Art Bonus 2021 con il risultato record di 38.499 voti, raccolti mediante i social network e che ha testimoniato, ancora una volta, la grande attenzione che c’è per l’Arena scaligera. Come ha sottolineato Andrea Compagnucci, marketing principal consultant di Fondazione Arena, in una nota stampa: «Oltre a essere il più grande gruppo di mecenatismo culturale in Italia, le 67 Colonne sono diventate oggi il miglior progetto Art Bonus del nostro Paese. Quando abbiamo fondato il progetto un anno fa nessuno di noi avrebbe immaginato di essere qui oggi a commentare un risultato così importante».
Il Concorso “Progetto Art Bonus dell’anno” è stato ideato nel 2016 ed è nato per promuovere una sempre più diffusa conoscenza della Legge Art Bonus e premiare l’impegno di quanti, beneficiari e mecenati, rendono possibile attraverso l’Art Bonus il recupero e la valorizzazione del patrimonio culturale del nostro Paese. Per chi ancora non conoscesse questa possibilità, lo Stato italiano garantisce un credito d’imposta del 65% (ripartito in tre anni) su ogni erogazione liberale da parte di aziende e privati cittadini nei confronti di enti e fondazioni, come la Fondazione Arena di Verona.
Le parole della sovrintendente Cecilia Gasdia
Per comprendere quale leva abbia fornito e fornisce l’Art Bonus per un progetto come “67 Colonne per l’Arena” e quali siano i maggiori meriti di questa misura voluta dal Ministero della Cultura lo abbiamo chiesto direttamente a Cecilia Gasdia. «Personalmente lo trovo uno strumento meraviglioso per incentivare l’interesse e la cura di ognuno nei confronti di un patrimonio universale in tutte le sue forme, come l’Opera, frutto dell’arte e del nostro lavoro quotidiano al servizio di un bene che ci è stato tramandato e che vogliamo tramandare, anzi, diffondere nella vita di ognuno, come merita. Le 67 Colonne prendono il nome dagli altrettanti pilastri della cinta muraria esterna dell’Arena, crollati nel terremoto del 1117: al loro posto ricostruiamo simbolicamente una cinta fatta di persone, di aziende, di storie, perché, negli ultimi due anni, abbiamo capito che non sarebbe bastato un generico ritorno alla realtà com’era prima del 2020 ma sarebbe servita invece un’autentica rinascita. Le 67 Colonne ne sono stati i primi attori con noi. Non sono stati i soli: uno dei meriti dell’Art Bonus è infatti quello di coinvolgere chiunque».
Come giudica quest’opportunità di sponsorship che unisce il mondo istituzionale e quello imprenditoriale?
«Se il numero chiuso sottende una forma esclusiva, il progetto è in realtà fortemente inclusivo: oltre alle grandi aziende, le “67 Colonne” hanno coinvolto piccole e medie imprese e ordini di categoria, alcuni per la prima volta uniti insieme ad altre associazioni analoghe. È stato un primo passo per stabilire un legame fra la nostra istituzione e le realtà imprenditoriali e, per rafforzarlo, abbiamo appena lanciato quattro nuove esperienze corporate sotto la denominazione di Arena Opera Festival Experience. Nuove opportunità dedicate a questi sostenitori e ai loro ospiti per creare un legame personale e una conoscenza approfondita dell’Arena come complesso monumentale e allo stesso tempo teatro pullulante di vita, arti e mestieri, con spazi riservati, iniziative d’eccellenza, tour guidati dietro le quinte, nel cuore dello spettacolo, non più solo come spettatori. È un modo ulteriore per l’Arena di farsi conoscere e avvicinarsi ulteriormente a coloro che si sono stretti intorno a lei nel momento di maggiore difficoltà, quando abbiamo temuto che tutta questa magia potesse non risuonare più».
“67 colonne per l’Arena” è stata un’iniziativa creata appositamente per rafforzare il rapporto economico tra la fondazione con Verona e il suo territorio. La partecipazione del pubblico che aiuto può fornire a sostenere eventi, realtà e iniziative che hanno nella cultura il loro fondamento?
«Il 2021 è stato l’anno in cui la società civile si è stretta intorno al proprio Teatro e l’Arena è diventata più che mai il simbolo della città nel mondo, con tutto ciò che essa rappresenta come volano economico e turistico, fonte d’occupazione, luogo d’aggregazione e intrattenimento, di tradizione culturale ed eccellenza artistica. L’hanno riconosciuto gli imprenditori, che hanno aderito numerosi, creando liste d’attesa fino al prossimo anno, spesso esprimendo un bisogno storico di ricongiungimento e valorizzazione delle proprie radici. I grandi cambiamenti portati dalla pandemia e dalle sue conseguenze hanno facilitato, se non sbloccato, questo reciproco ritrovarsi. Oltre ai fondi raccolti (quasi 1,6 milioni di euro per la prima edizione, ndr), all’appello per il Concorso Art Bonus hanno risposto artisti, celebrità, influencer anche estranei al mondo dell’opera, ma vicini all’Arena come simbolo di Verona. Ringrazio loro e ogni singolo voto che ci ha permesso di raggiungere il primo posto come miglior iniziativa Art Bonus 2021. Io, tutti i lavoratori della Fondazione e le 67 Colonne, abbiamo sentito forte l’abbraccio e l’attenzione di questa ritrovata, eterogenea, comunità».
La recente candidatura dell’opera lirica italiana al patrimonio immateriale Unesco può rappresentare una leva importante per la realtà scaligera? Pensando soprattutto alla maggiore partecipazione a progetti che richiedono un sostegno economico?
«Certamente la candidatura a patrimonio dell’umanità Unesco è una grande occasione. Teniamo le dita incrociate perché l’eventuale vittoria del 2023 riporterebbe sull’arte del canto lirico italiano l’attenzione del mondo anche al di fuori di addetti ai lavori e spettatori e creerebbe nuovi fondi da investire per la salvaguardia, la formazione, la diffusione di quest’arte, per consegnarla alle future generazioni. Se tutto ciò accadesse nello stesso anno del nostro Festival giunto alla centesima edizione, ne sarei personalmente felicissima. Potremmo creare nuove iniziative collaterali a ciò che abbiamo già programmato e che stiamo per annunciare. Di certo il processo che ha portato a formalizzare la candidatura ha già fatto qualcosa di grandioso e inedito. Sotto l’egida del ministero della Cultura, per la prima volta si sono sedute allo stesso tavolo tutte le fondazioni lirico-sinfoniche di Anfols, la Scala, Santa Cecilia, tutti i teatri di tradizione di Atit, rappresentanti di cantanti, compositori, registi, esperti di ogni campo relativo all’arte del canto lirico. Stiamo dialogando, trovando soluzioni condivise e nuove proposte tutti insieme».