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Remote working nei borghi: anche così rinasce l’Italia minore

Creare opportunità di lavoro da remoto e smart nei piccoli Comuni italiani, offrendo anche servizi per il benessere aziendale è l’obiettivo di una startup italiana che punta alla sostenibilità sociale

 

di Andrea Ballocchi

 

Organizzare la possibilità di svolgere remote working nei borghi italiani è un’idea che può contribuire a valorizzare la ricchezza di queste realtà essenziali del nostro Paese: i piccoli centri costituiscono infatti il 70% dei Comuni italiani. L’idea di stimolare occasioni di remote working e di coworking nell’Italia “minore” è venuta a una startup innovativa e società benefit italiana, Everywhere, che ne ha fatto il cuore della propria attività. L’azienda ha ben compreso la necessità di offrire la possibilità di svolgere al meglio il lavoro in remoto che ha interessato solo nel 2020 ben 8,8 milioni di italiani, ovvero il 40% dell’intera forza lavoro, e l’anno successivo 7,3 milioni. Prima della pandemia questa modalità di lavoro riguardava solo l’11%.

Cofondatrice e Ceo di Everywhere è Mariarita Costanza. Ingegnere elettronico specializzata in telecomunicazioni e direttore tecnico di Macnil (Gruppo Zucchetti), Mariarita è un personaggio noto nel mondo dell’imprenditoria It. Ha realizzato in Puglia la prima grande azienda che si occupa di internet of things, fleet management e digital mobile marketing applicate all’automotive, tra i vari settori. Insieme a suo marito, Nicola Lavenuta, amministratore delegato di Macnil, ha contribuito alla nascita di un polo tecnologico di eccellenza.

Tre anni fa Mariarita ha avviato la nuova avventura imprenditoriale, insieme a Manuela D’Ecclesiis, anche lei ingegnere e co-fondatrice della startup.

 

Remote working: un fenomeno sempre più diffuso

Abbiamo parlato di remote working nei borghi italiani, non di smart working, perché sono due termini che definiscono due concetti differenti. «Remote working significa lavorare in remoto, non in azienda. Smart working, invece, è un concetto più ampio. Riguarda non solo la sfera dello spazio, ma anche quella del tempo. Significa lavorare quando ci si sente più produttivi, puntando a centrare gli obiettivi aziendali, superando la modalità tradizionale che pone dei paletti in termini di luoghi e soprattutto orari», spiega Mariarita Costanza.

Il remote working è un fenomeno in crescita. Solo negli Stati Uniti, più di un quarto (27%) dei dipendenti usa lavora oggi da remoto e si prevede che lo faranno 36,2 milioni di persone entro il 2025. Il 16% delle aziende statunitensi opera completamente in remoto. In Unione europea nel 2021 41,7 milioni di persone hanno telelavorato.

Il fenomeno ha conosciuto una forte accelerazione durante la pandemia: moltissime aziende non hanno interrotto la propria attività durante i vari mesi di lockdown proprio grazie al fatto che i propri dipendenti potevano lavorare da casa. La pandemia, seppure abbia provocato numerose perdite di vite umane, ha messo in luce diverse criticità del tran tran quotidiano, lavorativo e non solo, ponendo le aziende a trovare delle soluzioni. «Il remote working è risultato da subito un’alternativa molto valida al lavoro tradizionale, anche in Italia. Nel resto dell’Europa, specie nei Paesi del Nord, il fenomeno era già presente prima della pandemia», evidenzia la Ceo di Everywhere.

Sebbene si sia compreso il valore del lavoro smart e da remoto, in Italia, al contrario di molti altri Paesi, c’è stato un passo indietro nel postpandemia. «Tuttavia ci si sta rendendo sempre più conto dell’importanza del benessere dei lavoratori, che passa anche nel consentire una maggiore flessibilità che possa garantire una certa flessibilità negli orari di lavoro oppure garantire alcune giornate in smart working che si traduce nella possibilità di lavorare ovunque. Buona parte delle aziende, soprattutto le grandi imprese, si sta convertendo al lavoro agile». Questa opportunità è un valore aggiunto in particolare per le lavoratrici, specie quelle che hanno figli. Con questi presupposti è nata Everywhere.

 

Mariarita, ci può illustrare come nasce Everywhere e quali sono i suoi obiettivi?

«Everywhere nasce nel periodo più cupo della pandemia da Covid-19, dalla constatazione che pur essendo tutti a casa per l’emergenza sanitaria, il lavoro procedeva comunque in molte aziende. È uno degli insegnamenti che possiamo trarre dalla pandemia e che ci ha consentito, specie dopo il lockdown, di scoprire spazi e tempi sconosciuti, potendo organizzare la giornata per attività che magari avevamo trascurato. Così il remote working si è potuto trasformare in smart working. All’inizio la nostra attività era focalizzata maggiormente su un’impronta turistica. Quindi, l’idea era di lavorare in località minori, creando una rete di borghi dove permettere di far lavorare i nomadi digitali, ovvero persone già abituate a lavorare ovunque. Tuttavia ci siamo resi conto, col “ritorno alla normalità” e il rientro progressivo nelle sedi lavorative, che il periodo vissuto in remoto aveva lasciato nelle persone il desiderio di continuare a vivere la propria vita, rispettando il tempo lavorativo, ma riservando tempo e spazio per altre attività. Da qui ci siamo concentrate per offrire servizi mirati da proporre alle aziende. Ci siamo così convertiti in un’azienda che offre alle aziende, in modalità B2B, servizi finalizzati al benessere dei collaboratori. Ciò non significa solo creare le condizioni per lavorare in smartworking».

 

Da ingegnere in ambito It, che ruolo ha la tecnologia per la vostra attività?

«Importante. Stiamo lavorando alla realizzazione di una piattaforma digitale che offriremo alle aziende a partire da settembre mediante cui il manager che vi accede potrà strutturare tempi e spazi lavorativi del proprio team attraverso una serie di servizi dedicati come coworking virtuale, ovvero uno spazio virtuale che permette di connettere tutto il gruppo che opera in remote working mediante avatar, condividendo informazioni. Inoltre potremo offrire servizi di consulenza psicologica personale e di gruppo, nonché consulenza nutrizionistica perché siamo convinti che anche il mangiar sano influisce sul benessere delle persone e generalmente i ritmi frenetici mal si conciliano con l’attenzione a ciò che si mangia».

 

Avete mantenuto qualche tratto della vocazione “turistica” originaria di Everywhere?

«Sì, abbiamo conservato l’intento di valorizzare i territori. Per questo, in parallelo, stiamo creando una rete di territori “smart” ovvero pronti ad accogliere un nuovo genere di viaggiatori. Non i classici turisti, ma professionisti che raggiungono un determinato luogo e desiderano fare un’esperienza di lavoro memorabile. Per questo condividiamo il progetto con le comunità locali, rappresentate da strutture di ospitalità, masserie, experience designer, in grado di offrire esperienze tipiche del territorio. Andiamo alla ricerca di opportunità per svolgere coworking nei borghi. Se non ci sono le condizioni, lavoriamo con partner specializzati nella creazione di opportunità specifiche, in grado di attivarle e per gestirle al meglio. Crediamo nel valore di lavorare insieme ad altri, condividendo spazi, creando contaminazioni tra le persone tali da contribuire a una crescita personale e professionale. Inoltre, sviluppando queste opportunità, si genera la scoperta di luoghi altrimenti difficilmente conosciuti. Alcune multinazionali ci stanno chiedendo di entrare in contatto anche con la pubblica amministrazione locale proprio perché vogliono che i loro manager possano avere l’occasione di diventare cittadini temporanei di quel luogo e possano vivere pienamente il territorio da cittadini, facendo esperienze e conoscenza».

 

Come si concilia il benessere individuale alle esigenze aziendali?

«Si può conciliare anche attraverso una specifica proposta di formazione, non certo standard, ma vocata alle soft skill. Riteniamo che le aziende conducano attività di formazione più tecnica. Noi invece vogliamo prima di tutto puntare alla crescita personale. Per questo strutturiamo delle masterclass dedicate. La prossima verrà ambientata a settembre a Matera. Abbiamo organizzato, nel teatro comunale di Morbegno (Sondrio) una lezione magistrale in storytelling e public speaking col regista e attore Sergio Rubini cui hanno partecipato una ventina di top manager. Diretti da Rubini, hanno sperimentato una proposta formativa sul palcoscenico, con una formula, coinvolgente e stimolante che è piaciuta molto e che riproporremo proprio nella città lucana. Per questo coinvolgiamo fotografi e anche scrittori per condividere idee formative originali, immersive, che ben si discostano dalla tradizionale formula frontale. Tutti questi servizi sono integrati all’interno della piattaforma a cui ho accennato e nella quale la sfida è dimostrare all’azienda l’efficacia del modello di lavoro che proponiamo. Nel frattempo stiamo integrando algoritmi di intelligenza artificiale all’interno della piattaforma».

 

Come sarà impiegata l’intelligenza artificiale?

«Stiamo attivando delle partnership con altre startup specializzate su algoritmi di Ai, che impiegheremo in modo specifico per riuscire a prevenire i momenti di burnout, di crisi dei dipendenti (secondo una ricerca Indeed un under 34 su due si dimette per preservare la propria salute mentale, nda). L’Ai servirà per identificare possibili crisi e prevenirle il più possibile, consentendo ai manager di sapere se c’è bisogno di una consulenza psicologica, per esempio, oppure di proporre un’esperienza di lavoro diversa, magari in un altro luogo o in coworking. Questo permette all’azienda di aver cura dei propri dipendenti, del proprio benessere, evitando di perdere risorse umane preziose».

 

A proposito di remote working nei borghi, su quante località potete contare?

«Attualmente sono una ventina, spaziando da Comuni di meno di 2mila abitanti a una realtà suggestiva come Matera, dove vivono 60mila abitanti. Per lo più sono realtà del Sud Italia, ma contiamo anche su diversi paesi del Centro e del Nord. Ultimamente, sono gli stessi Comuni che si propongono a noi. Inoltre stiamo vagliando anche opportunità nei borghi montani, realtà interessanti specie nei periodi di bassa stagione, dove si creano condizioni ideali per lavorare in tutta tranquillità, immersi in un contesto paesaggistico stimolante».

 

Per sostenere i vostri progetti avete mai fatto richiesta di fondi pubblici?

«Come startup innovativa abbiamo richiesto e avuto accesso a TecnoNidi della Regione Puglia. È un fondo che sostiene le startup e imprese innovative di piccola dimensione, iscritte da non più di cinque anni al Registro delle imprese, che intendono realizzare piani di investimento in ambito tecnologico».

 

Oltre che startup innovativa, Everywhere è anche una società benefit. Che cosa significa?

«Siamo una realtà che crede nel valore della sostenibilità sociale. Intendiamo portare nelle aziende dei servizi che intendono andare nella direzione Esg e che sono sempre più fonte di interesse delle aziende. Il benessere dei lavoratori è uno dei punti forti su cui lavoriamo e che fanno parte integrante dei criteri “enviromental, social and governance”. Il benessere dei collaboratori è sempre più importante non solo per le grandi imprese, ma anche per le Pmi. È un discorso che interessa tanto le realtà italiane, con cui finora ci siamo finora focalizzate, ed estere con cui puntiamo a intraprendere relazioni una volta che sarà pronta la piattaforma tecnologica».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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