Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Europea il 13 maggio, da qualche settimana è entrato ufficialmente in vigore il Regolamento (UE) 2024/1781 del Parlamento Europeo e del Consiglio, che stabilisce il quadro per la definizione dei requisiti di progettazione ecocompatibile per prodotti sostenibili
di Antonio Nastri
Il Regolamento ESPR (Ecodesign for Sustainable Products Regulation) definisce I criteri di progettazione ecocompatibile che i prodotti dovranno rispettare per essere immessi sul mercato UE, al fine di migliorarne l’impronta ambientale. Esso, pertanto si applica sia ai prodotti realizzati nei paesi dell’Unione, sia ai prodotti di importazione. L’obiettivo è quello di favorire la libera circolazione di prodotti sostenibili nel mercato.
La normativa
Il nuovo Regolamento estende significativamente l’applicazione dei principi di ecodesign rispetto alla direttiva esistente. Quest’ultima, infatti riguardava solo i prodotti che consumano energia, mentre il Regolamento 2024/1781 si applica a quasi tutti i tipi di beni fisici immessi sul mercato, compresi i componenti e i prodotti intermedi. Restano al momento esclusi dal Regolamento gli alimenti, i mangimi, i medicinali. Gli animali, le piante e microorganismi, i prodotti di origine umana, le automobili, e i prodotti destinati alla difesa e alla sicurezza.
Le specifiche
Nello specifico, il Regolamento introduce nuovi requisiti, quali:
- la durabilità del prodotto;
- la riutilizzabilità;
- la riparabilità;
- il riciclaggio dei componenti;
- l’impronta di carbonio
- l’impronta ambientale
Il dettaglio
In relazione a questi requisiti, la Commissione Europea dovrà provvedere a definire gli specifici parametri di progettazione ecocompatibile per le diverse tipologie di prodotto. Una volta definiti i relativi parametri, le imprese avranno 18 mesi di tempo per conformarsi ai nuovi requisiti
Il Regolamento prevede anche la definizione di requisiti obbligatori in materia di appalti pubblici verdi e impone alle imprese il divieto di distruggere i prodotti di consumo invenduti.
Le novità
Tra le principali novità previste dal Regolamento, inoltre, c’è l’utilizzo del passaporto digitale di prodotto come strumento di trasparenza e tracciabilità. Quest’ultimo, che ad oggi rappresenta solo una soluzione sperimentale, introdotta a titolo volontario da alcune imprese, dovrebbe diventare un obbligo nel 2026 e dovrà contenere informazioni sulle materie prime utilizzate, sui processi di produzione, sugli impatti ambientali, sulle condizioni di lavoro lungo la catena di approvvigionamento e sulla sicurezza del prodotto.