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Parte da Cibus la reazione al Nutri-Score

Rinasce dalla manifestazione parmense la controffensiva al sistema di etichettatura francese che intende mortificare le nostre eccellenze. La parola d’ordine è ormai una sola: proteggere il Made in Italy.

di Alessandro Battaglia Parodi

Grande ripartenza per Cibus, il Salone Internazionale dell’Alimentazione, spostato a settembre 2021 per la pandemia, grazie al lancio di un’agguerrita tavola rotonda dedicata alla normativa sulle etichettature alimentari ancora in via di discussione presso la Commissione europea.
È infatti da moltissimi mesi che si continua a dibattere sull’opportunità di introdurre a livello europeo il sistema di etichettatura Nutri-Score, elaborato in Francia, che andrebbe a incidere pesantemente sulle nostre migliori produzioni agroalimentari. L’accusa è che la discussa etichetta “a semaforo” calcoli in modo impreciso e surrettizio i valori nutrizionali di un prodotto assegnandogli un valore unico e complessivo in base alla presenza in esso di diversi quantitativi di sale, grassi e zuccheri. In questo modo viene attribuita a ogni alimento una classificazione molto intuitiva, ma anche piuttosto grezza e arbitraria, per informare i consumatori su quel che stanno acquistando.
I protagonisti del dibattito organizzato due giorni fa da Confagricoltura sono stati il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli, l’europarlamentare Paolo De Castro, l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese, il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio e il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti insieme a molti altri importanti ospiti, tutti decisamente compatti nel ribadire la linea del “no” al Nutri-Score.

Ma che cos’è il Nutri-Score?

La classificazione del Nutri-Score avviene su cinque livelli contrassegnati dalle lettere maiuscole, dalla A alla E, e dai colori degradanti dal verde al rosso. Ovviamente i cibi con semaforo verde sarebbero da preferirsi a quelli con semaforo rosso. Il problema è che molte delle storiche prelibatezze nostrane risulterebbero drammaticamente svantaggiate qualora venissero proposte a scaffale con quest’etichettatura. Per fare un esempio, il pluripremiato prosciutto di Parma verrebbe etichettato con la lettera D su fondo arancione, praticamente il penultimo dei cinque livelli. Stessa sorte per il Parmigiano Reggiano o il Grana Padano, due glorie del nostro export che sarebbero penalizzate per la presenza di elevate quantità di grassi, senza però poter attestare in alcun modo la presenza di nutrienti strategici, come le vitamine liposolubili, il calcio, gli acidi grassi funzionali o gli amminoacidi essenziali. Tutte risorse fondamentali per un’alimentazione sana e bilanciata.
Ma gli esempi di eccellenze italiane penalizzate dall’etichetta a semaforo sono tantissimi. Basti pensare che verrebbe bocciato quasi l’85% in termini di valore del Made in Italy a denominazione di origine. Stiamo parlando quindi proprio di quelle Dop e Igp che la stessa Unione europea dovrebbe invece tutelare.

La risposta italiana del Nutrinform

Tutta la storia dell’etichettatura a semaforo puzza di imbroglio e ha l’amaro sapore dell’agguato ai prodotti del Bel Paese, da sempre vincenti in ogni angolo del mondo. L’Italia ha cercato negli ultimi dodici mesi di rispondere alla proposta francese proponendo un’etichetta alternativa, il NutrInform Battery, che è più ricca e significativa, non è per niente penalizzante e semplicemente informa il consumatore su tutti valori nutrizionali contenuti in un alimento. L’apporto energetico è infatti espresso in Joule e in calorie mentre i contenuti di grassi, grassi saturi e sale sono espressi in grammi. Sotto ognuno dei cinque gruppi che definiscono i valori nutrizionali del NutrInform è raffigurata una pila (battery) con un differente livello di carica energetica, in modo tale che il consumatore possa comprendere il valore energetico assimilabile in una singola porzione espressa in grammi. Il tutto visto in rapporto al reale fabbisogno giornaliero.
Il sistema di classificazione italiano eviterebbe così l’eccessiva semplificazione di una comunicazione fuorviante e indurrebbe il consumatore a conoscere e ad apprezzare i contenuti alimentari di un alimento. Soprattutto quando esso è di altissimo valore nutrizionale e ha una storia e una cultura da vantare.
Inoltre con il NutrInform Battery verrebbero esclusi dalla classificazione tutti i prodotti a denominazione di origine e a indicazione geografica, che sono tutelati dal regolamento Ue n. 1151/2012, poiché l’apposizione di altri loghi identificativi impedirebbe al consumatore di riconoscere i già nobili marchi di qualità Dop, Igp e Stg.

Si allarga il fronte del “no”

L’Unione Europea è chiamata a decidere sull’etichettatura degli alimenti entro il 2022. L’insieme dei Paesi favorevoli al Nutri-Score attualmente è composto da Germania, Francia, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svizzera, Austria e Spagna, anche se quest’ultima ha già molte riserve.
Sul fronte NutrInform troviamo invece, oltre all’Italia, la Repubblica Ceca, la Romania, Cipro, la Grecia e l’Ungheria. Ma la partita è ancora apertissima e nei prossimi mesi ci saranno sicuramente movimenti e dichiarazioni da osservare con grandissima attenzione. La Commissione europea ha, ad esempio, avviato a inizio 2021 una consultazione pubblica che ha il compito di valutare il livello di apprezzamento del sistema di etichettatura francese. Vedremo come stanno le cose. E in ogni caso non è improbabile che altri Paesi aderiscano alle incertezze della Spagna, che ha mostrato recentemente evidenti segni di ripensamento.
Sul fronte interno il numero di alleati del NutrInform aumenta con il passare dei mesi.
L’ultimo in ordine di tempo è Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad, il colosso italiano della distribuzione, che è molto attivo nell’ambito della comunicazione. Quindi temibile. È inoltre la prima volta che un grande gruppo della grande distribuzione organizzata si schiera contro l’etichettatura a semaforo.
«Noi siamo contrari al Nutri-Score», ha dichiarato Pugliese, «non è questo il modo corretto di informare. Non per campanile, ma perché siamo contrari alle banalizzazioni quando si parla di benessere e salute. Non facciamo i populisti, siamo per informare meglio su una corretta alimentazione, e sui nostri prodotti a marchio Conad apporremo l’etichettatura NutrInform che garantisce una scelta più equilibrata e corretta».

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