Il terzo settore è essenziale per il Paese. Ma ha ancora troppi deficit organizzativi. Cominciano, però, ad arrivare finanziamenti volti anche al rafforzamento organizzativo degli Ets. Come il bando della Fondazione Compagnia di San Paolo.
di Marco Ehlardo
C’è un nuovo trend nei finanziamenti agli Enti del terzo settore (Ets), in particolare da parte di enti e fondazioni private. La prospettiva di nuovi e ingenti finanziamenti legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha fatto sorgere, infatti, il problema della capacità organizzativa e della sostenibilità finanziaria degli Ets, tallone d’Achille di molte organizzazioni.
Il terzo settore è un motore di solidarietà, sviluppo e resilienza in Italia, capace com’è di convogliare le energie civiche e sociali verso la soluzione di bisogni veri, con creatività, flessibilità e rapidità. La sua identità di qualità di “terzo pilastro” della società ha una valenza fondativa che può e deve essere rilanciata, in un momento critico come quello che si sta attraversando in questo biennio pandemico, per immaginare e progettare il futuro.
Esistono tuttavia debolezze, di cui operatori e studiosi sono ben consapevoli, riferite agli asset intangibili, quali aspetti organizzativi e manageriali. Risulta l’opportunità di intervenire nell’ambito del terzo settore, con lo scopo di rafforzare le competenze manageriali e tecnologiche delle organizzazioni.
È in quest’ottica che alcuni finanziatori privati hanno deciso di investire risorse per aiutare gli Ets a migliorare la propria struttura organizzativa, la propria efficienza, la capacità di reperire risorse, il livello di innovazione delle loro azioni, e in maniera indiretta migliorare l’impatto delle loro attività di interesse generale.
Next Generation You
In questo trend si inserisce il recente bando Next Generation You, pubblicato dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, rivolto agli enti attivi in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e operanti nei comparti di riferimento dei tre obiettivi della Fondazione: cultura, persone e pianeta.
Il bando si propone di accompagnare le organizzazioni, attraverso varie fasi, in un percorso di rafforzamento organizzativo che le spinga ad assomigliare di più al profit, pur mantenendo intatte le caratteristiche peculiari degli Ets relative all’impatto sociale delle loro attività. Un rafforzamento necessario per potersi presentare preparati alla gestione delle risorse in arrivo dall’Europa.
La parte più interessante del bando è l’opportunità, per gli Ets proponenti, di farsi affiancare da partner esterni esperti di sviluppo aziendale. A tal fine la Fondazione ha pubblicato un elenco di fornitori esterni, vincitori di un apposito bando, a cui potersi rivolgere, tra i quali è presente anche Sef. Le organizzazioni, in questo modo, potranno usufruire di uno sguardo tecnico esterno che le aiuti a individuare i propri punti di forza, quelli di debolezza, e assieme co-progettare un piano di sviluppo per la propria crescita.
Le varie fasi
Nella fase uno gli Ets, insieme al fornitore da loro scelto, dovranno presentare un’analisi organizzativa dei punti di forza, di debolezza e di potenzialità dell’ente e una prima idea di piano di sviluppo. In caso di approvazione della proposta, la Fondazione finanzierà questa fase con un contributo di 15mila euro.
Nella fase due, gli enti selezionati dovranno presentare gli esiti dell’analisi organizzativa che è stata svolta e quella del piano di sviluppo che è stato elaborato dall’ente, in collaborazione con il fornitore, al fine di concorrere all’assegnazione di un contributo fino a 50mila euro destinato all’esecuzione del piano.
Un’occasione più unica che rara di investire sulla propria crescita avendo anche le risorse economiche per farlo. In un settore molto capace di ideare interventi per affrontare problemi sociali, ma, a volte, meno capace di gestire se stesso, intervenire nello sviluppo interno degli Ets è una scommessa, con molta probabilità, vincente. Ancor più in vista del Pnrr. Una scommessa da trasferire, prima possibile, anche in altre Regioni del Paese.