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L’innovazione che piace al ministero della Cultura

Borgonzoni

Si è concluso con successo il primo bando Pnrr da 115 milioni di euro dedicato all’innovazione e alla transizione digitale delle imprese culturali e creative. Ne parliamo con Lucia Borgonzoni, sottosegretario al ministero della Cultura.

 

di Matteo Cislaghi

 

La cultura ha fame di innovazione. Sono quasi tremila le domande arrivate dalle imprese culturali e creative in risposta al bando per la transizione digitale aperto dal ministero della Cultura lo scorso novembre e chiuso poche settimane fa: il primo bando Pnrr da 115 milioni di euro dedicato al settore.

Dal Nord (dove la Regione più rappresentata è la Lombardia) al Sud (che ha totalizzato il 36% delle domande), il settore più presente è quello del “patrimonio culturale”. Ma certamente non l’unico. A conferma che l’Italia ha un gran bisogno di incrociare un patrimonio di eccellenza mondiale con la freschezza del web, la puntualità degli strumenti informatici, le infinite possibilità della realtà virtuale, delle reti e dei social.

Antico e moderno finalmente insieme? Ora o mai più, considerando l’opportunità offerta in termini economici dai fondi del Piano. Ne parliamo con Lucia Borgonzoni, sottosegretario di Stato al ministero della Cultura.

 

Sottosegretario, la risposta al bando Pnrr dedicato all’innovazione e alla transizione digitale delle imprese culturali e creative è stata ottima. Significa che c’è un grande bisogno di innovazione nel settore?

«È vero, sin dai mesi precedenti il lancio ufficiale, avvenuto il 20 ottobre 2022, attorno a questo primo avviso pubblico si è concentrato grande interesse. Le linee di indirizzo (da cui i bandi, che destinano complessivamente ben 155 milioni di euro da fondi Pnrr del ministero della Cultura alla transizione digitale e green delle imprese culturali e creative, ndr) sono state annunciate nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta lo scorso maggio. Già in quell’occasione abbiamo avuto prova di quanto questa prima misura dedicata alla digitalizzazione con budget pari a 115 milioni di euro fosse attesa dagli operatori della filiera, così come pure le misure che seguiranno. Parliamo di un settore fatto di piccole, spesso piccolissime, realtà. Abbiamo avvertito come un impegno imprescindibile sostenerle nella ripartenza postpandemia e abbiamo lavorato “pancia a terra” affinché questi interventi prendessero forma prima possibile, riuscendo a tagliare il traguardo in largo anticipo rispetto al cronoprogramma. Affiancare queste imprese significava anche indirizzarle lungo una strada che la stessa pandemia aveva contribuito ad allargare, quella che ha portato a un sempre più forte incremento dell’utilizzo di strumenti digitali. La risposta delle aziende è stata una dimostrazione di quanto alto fosse il fabbisogno di investimenti nel settore e, quindi, della bontà delle scelte fatte nell’ambito del Pnrr».

 

Avete già una statistica riguardante la provenienza settoriale delle domande presentate? In sostanza qual è la percentuale di progetti relativi al mondo della musica, quanti dall’audiovisivo, quanti dall’artigianato artistico, quanti dallo spettacolo, dalla moda, dal design e così via?

«Sono arrivate in totale circa tremila domande da tutta Italia. A guidare la classifica delle Regioni che hanno espresso maggiore partecipazione c’è il Lazio, con 377 richieste di sostegno inoltrate, seguito da Lombardia e Campania. Quanto ai settori, tiene testa il Patrimonio culturale materiale e immateriale con 901 domande, mentre 574 sono arrivate per l’Area interdisciplinare, ovvero quella trasversale ai settori culturali e creativi».

 

Come interpretare questi dati?

«Sicuramente le richieste inferiori nell’ambito della Moda e in quello dell’Artigianato artistico sono dettate dal fatto che questi settori hanno trovato soltanto di recente nel ministero della Cultura un interlocutore istituzionale di riferimento per lo sviluppo, anche in termini economici, delle imprese che rappresentano. Come ritengo giusto che sia. Queste realtà imprenditoriali, infatti, non rappresentano soltanto il fulcro vitale del tessuto sociale ed economico del territorio italiano, ma sono detentrici di un patrimonio dal valore culturale inestimabile in quanto a creatività. Mestieri che arrivano dal passato, dal saper fare, insieme alle tradizioni che custodiscono. Si è trattato dunque di una “prima volta” importante, dopo il bando interministeriale ex Mise-Mic da 40 milioni di euro in cui abbiamo inserito per la prima volta anche le imprese della Moda e dell’Artigianato artistico tra le imprese culturali e creative. E quest’occasione rappresenta chiaramente una nostra convinzione e la direzione che seguiremo da qui in avanti. Si tratta di imprese che fanno cultura e, in quanto tali, saranno beneficiarie delle future misure che metteremo a punto al Mic. Una su tutte, l’attivazione del tax credit per le imprese culturali e creative. Un fattore decisivo è poi stato anche quello legato alla dimensione delle imprese che potevano partecipare».

 

Quando verranno scelte le imprese vincitrici e a cosa serviranno in particolare i fondi?

«Prevediamo di essere pronti con la pubblicazione degli esiti per il mese di giugno. Gli uffici stanno lavorando sulle domande, che sono tante. Sappiamo che sono fondi molto attesi e che serviranno affinché queste imprese spingano l’acceleratore sullo sviluppo in chiave digitale della filiera».

 

Il nuovo bando ministeriale riguarda la sostenibilità. Ce ne può anticipare il focus?

«Al tema della sostenibilità, altro tema centrale per noi, è dedicato l’avviso pubblico online da pochi giorni. Un investimento di venti milioni di euro per le piccole e microimprese del comparto e per le organizzazioni del Terzo settore, destinato a progetti che favoriscano l’approccio verde in tutta la filiera».

 

Tralasciando per un attimo il Pnrr, chiudiamo confortati dal fatto che la cultura italiana è sempre molto apprezzata. Di recente gli Uffizi di Firenze sono stati inseriti dall’American Art Awards tra i primi venti musei del mondo. Che cosa significa per il nostro Paese questo successo?

«È un altro riconoscimento che si aggiunge ai tanti già ricevuti. Nei nostri musei, nelle imprese culturali e nelle realizzazioni uniche operano bravissimi artigiani e artisti che compongono la filiera. Senza dimenticare poi la nostra storia, i borghi sparsi lungo la Penisola, ma anche i prodotti dell’audiovisivo e i grandi interpreti del cinema italiano, così come tutte le maestranze che popolano il dietro le quinte. Siamo di fronte a un elenco lunghissimo di meraviglie. Perciò, come ministero, diciamo che questa attenzione è davvero meritatissima».

 

 

 

 

 

 

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