Nuove sfide, nuovi orizzonti all’insegna dell’innovazione e della tradizione, dove la ricerca è la chiave di volta per il futuro. Ne parliamo con Anne-Marie Bruyas, responsabile dell’Ufficio Relazioni Internazionali di Città della Scienza di Napoli.
Quali sono le sfide per l’ecosistema italiano della ricerca e dell’innovazione in Cina?
La Cina è un paese estremamente interessante nell’ambito della ricerca, la seconda economia al mondo, e investe molto in R&S (2,18% del PIL nel 2018) perché la sua politica di sviluppo si basa molto sull’innovazione per la competitività e il miglioramento della qualità di vita. Questo in tutti gli ambiti: la modernizzazione dell’industria, lo sviluppo di tecnologie pulite e delle energie rinnovabili, il rinnovamento delle aree urbane e di tutte le infrastrutture che la compongono, e sicuramente non per ultimo il miglioramento del sistema sanitario ancor più all’indomani della pandemia. La Cina ha soprattutto fatto passi da giganti nel settore digitale, mettendo la tecnologia a supporto delle sue ambizioni. In tutti questi settori, la Cina è passata in questi anni da una posizione di acquisitore a quello di sviluppatore. Per questi motivi la Cina è senza dubbio un paese prioritario per l’Italia, come lo testimonia la presenza nel paese di cinque sedi consolari e tre Addetti Scientifici. Non a caso l’Italia ha aderito l’anno scorso alla strategia OBOR perché ne rappresenta un terminale in Europa, e direi che anche la Campania – al centro del mediterraneo – può giocarsi un ruolo importante, non solo verso la Cina ma anche verso tutti i paesi della nuova via della seta, che possono essere nel futuro nuovi partner commerciali. Oggi ci sono grandi opportunità per i nostri centri di ricerca, per le università o le imprese innovative nella collaborazione con la Cina, perché c’è una grande richiesta di innovazione.
In che modo Città della Scienza aiuta i processi di internazionalizzazione?
Il nostro lavoro come CDS è quello di favorire il networking e il matchmaking tra ricercatori e imprenditori, italiani e cinesi. Per questo da più di dieci anni oramai coordiniamo per conto del MIUR a livello nazionale, e per conto della Regione Campania a livello regionale, un programma di internazionalizzazione dei sistemi ricerca-innovazione. Si tratta di una piattaforma di lavoro che mette in contatto ricercatori, accademici e imprenditori nei settori più rilevanti per l’economia, che guarda ai nostri punti di forza e alle nostre peculiarità in termini culturali ed innovativi. Registriamo da parte cinese un alto apprezzamento della nostra azione, non solo come portatori di conoscenza ma anche di valori culturali che hanno radici profondissime. È quindi un rapporto di reciproco interesse. In Italia il nostro ruolo è di coordinare l’ecosistema della ricerca e dell’innovazione, quindi abbiamo un tavolo di coordinamento con il Ministero e con tutti gli enti di ricerca, il CNR in primis, le università, i Cluster tecnologici Nazionali e il mondo delle imprese innovative grazie al coinvolgimento di Confindustria. Alcuni di loro, ovviamente, come il CNR, l’INFN e l’ASI hanno rapporti consolidati e programmi molto importanti da tempo con omologhi cinesi da molto tempo. Sono dieci anni che CDS organizza la Settimana dell’Innovazione, che rappresenta ogni anno il momento saliente del programma. Viene organizzata alternativamente in Italia e in Cina. L’ultima edizione è stata a novembre scorso nelle città di Pechino e di Jinan alla presenza dei ministri alla ricerca e con la partecipazione di oltre 200 delegati italiani. In quell’occasione si sono firmati quindici nuovi accordi, tra enti di ricerca, università ed imprese italiane e cinesi. Accordi per sviluppare programmi di scambio accademico, progetti di ricerca congiunti, ma soprattutto per favorire nuove opportunità di partnership nella valorizzazione dei risultati della ricerca e nel trasferimento tecnologico. Tra questi c’è ad esempio la nascita del parco sino-italiano ad alto valore tecnologico a Jinan, che prevede spazi e infrastrutture per l’insediamento di laboratori congiunti o di imprese innovative italiane.
Quale sarà l’impatto della pandemia da Covid-19 sul programma e in questo settore?
Sicuramente nei prossimi mesi il programma cambierà modalità e le forme di networking e matchmaking dovranno evolversi su supporto digitale per tutto quello che è possibile, almeno nell’immediato. La pandemia ha avuto un forte impatto sull’interscambio commerciale in questa prima parte del 2020, meno ovviamente nel settore accademico e della ricerca. Stiamo attualmente effettuando un lavoro di follow-up con i principali beneficiari del programma e possiamo constatare che niente si è fermato, anche se sicuramente alcune attività come la mobilità degli studenti si sono interrotte. Le università hanno dovuto seguire con attenzione il rimpatrio di tanti giovani, ma spesso si sono trovate la maggior parte del tempo soluzioni alternative per non interrompere la cooperazione, come la didattica a distanza o il posticipo delle attività lì dove era possibile. I progetti di ricerca vanno avanti a distanza. C’è stato e c’è sempre un grande spirito di solidarietà tra le parti. Quello che è certo è che prevale una forte volontà di proseguire e di rafforzare la cooperazione, proprio in risposta all’emergenza sanitaria. Più che mai la pandemia del Coronavirus, partita proprio dalla Cina, ci ha mostrato che la ricerca e il lavoro della comunità scientifica sono fondamentali per far fronte alle sfide globali e che questo lo possiamo fare solamente rafforzando la cooperazione internazionale. Sicuramente l’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto e le sue implicazioni ci portano a ripensare il nostro modello economico e alle sue priorità. Bisogna quindi rafforzare la cooperazione per far fronte, tramite l’innovazione tecnologica, alle emergenze della salute pubblica, ai cambiamenti climatici e ad altre sfide legate alla salute e al benessere. Questi temi erano già presenti nelle strategie governative, ma non sempre ascoltati, che saranno invece le priorità del domani e dovranno essere al centro della nostra azione. Nei prossimi mesi contiamo di valorizzare ancor di più la nostra piattaforma per promuovere la cooperazione internazionale e il trasferimento di risultati scientifici e tecnologici e fornire un impulso alla ripresa economica dopo l’epidemia, partendo proprio dalla ricerca e dall’innovazione.
Intervista di Alessandro Canzian