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Il lavoro in somministrazione corre e vince

Una ricerca dell’Università Roma Tre racconta l’evoluzione del lavoro in somministrazione dell’ultimo decennio documentando che un lavoratore su tre viene oggi ricollocato entro 30 giorni.

di Franco Genovese

 

Il lavoro in somministrazione rappresenta una forma contrattuale molto particolare che contribuisce in maniera rilevante a rispondere alla domanda di lavoro subordinato in Italia. A fare il quadro complessivo di quanto accaduto negli ultimi anni ci ha pensato una ricerca dell’Università Roma Tre, insieme al Centro interuniversitario di studi avanzati LabChain, presentata nei giorni scorsi in un evento organizzato da Assolavoro, l’associazione nazionale delle agenzie per il lavoro.

L’indagine Il lavoro in somministrazione negli ultimi 10 anni ha messo in luce alcuni aspetti nascosti ma piuttosto interessanti del lavoro in somministrazione quali l’efficacia e l’affidabilità nel lungo periodo, contribuendo sensibilmente all’impiego a tempo indeterminato dei lavoratori, oltre a rendere più rapida la partecipazione dei giovani al mercato del lavoro.

Ritrovare lavoro entro 30 giorni
Il dato più rilevante della ricerca è che la somministrazione contribuisce, più dell’occupazione diretta a termine, a una pronta occupabilità dei lavoratori. La probabilità di rioccupazione entro 30 giorni dei lavoratori in somministrazione è infatti particolarmente elevata, intorno al 55%, e quasi doppia rispetto a quella dei contratti a termine standard, che si ferma invece al 29,4%.

Questa maggiore probabilità di trovare un altro impiego rispetto ai dipendenti diretti è confermata anche prendendo in considerazione distanze di tempo più ampie: il tasso di rientro entro tre mesi dalla scadenza di un contratto di somministrazione rimane infatti molto elevato, il 68,9%, contro la media del 47,7% del lavoro a termine standard.

Differenze tra uomini e donne
I lavoratori uomini presentano tassi di rientro più alti rispetto alle donne, indipendentemente dalla tipologia di contratto. In caso di cessazione del contratto in somministrazione il 70,6% degli uomini ha una nuova opportunità di ingaggio entro i successivi tre mesi, contro il 66,6% delle lavoratrici. Nel caso invece di una normale cessazione subordinata non mediata dall’agenzia, il tasso di rioccupazione scende per gli uomini al 48,5% e per le donne al 46,6%.
Per quanto riguarda il numero di lavoratori impiegati in somministrazione, la ricerca mostra come esso sia costantemente cresciuto negli ultimi anni, arrivando a contare oltre 350mila unità al 31 dicembre 2020. Di questi il 61,5% è composto da uomini prevalentemente in età compresa tra i 15 e i 34 anni, vale a dire 125mila lavoratori, pari al 58,2% del totale. Le donne rappresentano invece il restante 38,5% e la maggior parte di esse (ben 79 mila lavoratrici, pari al 36,5%) ha età compresa tra i 25 e i 44 anni.
Il numero di lavoratori assunti dalle agenzie a tempo indeterminato è stato nell’ultimo anno di oltre le 95mila unità, il 66% dei quali uomini. In ogni caso il peso dei contratti a tempo indeterminato sul totale dei contratti di somministrazione è prevalentemente maschile (29,1%) e minore di 5 punti per le donne (23,9%).

La specializzazione tira il mercato del lavoro
Il numero maggiore di lavoratori contrattualizzati si condensa per entrambi i generi nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni (35,2%). Mentre la distribuzione delle donne tocca equamente i diversi settori dei servizi e dell’industria, il contratto indeterminato degli uomini è fortemente concentrato nell’ambito industriale, toccando il 75% circa.
Un altro interessante focus della ricerca è che negli ultimi anni si sta assistendo a una costante crescita della domanda di professioni tecniche e specializzate tramite contratti di somministrazione. Si tratta principalmente di figure professionali da impiegare nelle attività industriali e nei servizi. In particolare tra il 2018 e il 2019 è cresciuta di oltre il 25% la domanda di tecnici in ambito ingegneristico e di specialisti formati in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali.
In determinati settori la somministrazione svolge un ruolo fondamentale per assicurare lo svolgimento delle attività produttive. E per alcune industrie la domanda viene a essere quasi interamente soddisfatta attraverso contratti di somministrazione. Tra questi figurano i tecnici della conduzione e del controllo di catene di montaggio automatiche, con addirittura il 95,1% nel 2019, e i conduttori di mulini e impastatrici, con il 90,1%.

I giovani, il Nord e la pandemia
Ma l’aspetto ancora più interessante è che la somministrazione contribuisce in maniera decisiva alla partecipazione dei giovani alle dinamiche dell’occupazione. E, specie per i più giovani, rappresenta spesso il primo accesso al mercato del lavoro, riuscendo anche a promuovere successive occasioni di lavoro.
Il ricorso alla somministrazione è inoltre un fenomeno prevalentemente concentrato nel Nord del Paese. È qui che negli anni più recenti si è registrato oltre il 60% delle attivazioni annuali. La Lombardia è la regione in cui il ricorso alla somministrazione è più significativo, seguita da Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. Nel Centro Italia è invece il Lazio la regione nella quale si concentra la maggior domanda.
Escludendo l’ultimo anno e mezzo che ha inciso pesantemente sulla domanda di somministrazione per via della pandemia, specie nel turismo e nella ristorazione, il dato complessivo raccolto dall’indagine è estremamente positivo. La somministrazione facilita in maniera sostanziale la rapida dinamica di incontro tra domanda e offerta di lavoro. Oltre a questo, tutto il sistema italiano delle agenzie di somministrazione ha garantito nel difficile periodo della pandemia il sostegno e gli aiuti economici dovuti ai propri lavoratori, senza mai un ritardo. Tanto da venire indicato come best practice da emulare nel settore delle agenzie del lavoro da parte dell’Ocse, nel suo Employment Outlook del 2020.

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