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Crescono le comunità energetiche solidali

comunita energetiche solidali

Intesa Sanpaolo, ma non solo: si moltiplicano in Italia i progetti che uniscono produzione energetica da fonti rinnovabili e condivisione per combattere la povertà energetica.

 

di Andrea Ballocchi

 

Le comunità energetiche solidali promosse dal Terzo settore trovano oggi nuove opportunità di sostegno grazie a un’iniziativa promossa da Intesa Sanpaolo Si chiama Sharing Energy e vede la nascita di due progetti realizzati da due fondazioni di comunità a Napoli e a Messina.

Si tratta di un’iniziativa, spiega lo stesso gruppo bancario, che si innesta su un filone di intervento che rientra nell’impegno «verso la sostenibilità Esg e la transizione ecologica, come indicata nel Pnrr, a sostegno di imprese, famiglie e non profit», si spiega in una nota.

Le due comunità energetiche sono state progettate rispettivamente in collaborazione con Fondazione di Comunità San Gennaro di Napoli e Fondazione di Comunità di Messina e hanno permesso l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e la condivisione. Inoltre l’energia in più è stata distribuita a persone fragili.

La comunità energetica di Napoli, dal Rione Sanità alla città

Il Rione Sanità è al centro del progetto Comunità Energetica che Intesa Sanpaolo ha realizzato insieme alla Fondazione di Comunità San Gennaro. Quest’ultima da tempo promuove attività di valorizzazione e sostegno al territorio, il cui impegno si traduce in 1.500 donazioni private per la rinascita del quartiere e 3 milioni e mezzo di euro di fondi raccolti per i progetti del rione storico (è stato edificato nel XVI secolo).

Come segnala il gruppo bancario, qui è stato attuato un progetto che vede la produzione di energia elettrica a prezzi calmierati attraverso la valorizzazione delle risorse territoriali e lo sviluppo di reti di produzione interne alla fondazione e al quartiere. Almeno l’80% di energia pulita a basso costo è riservata ai membri che aderiscono al progetto.

Fra gli obiettivi futuri c’è anche la volontà di dare vita a un modello replicabile in altri quartieri di Napoli.

A Messina la comunità si fa con fotovoltaico e microreti

Il progetto avviato nel territorio messinese è un esempio della volontà di avviare comunità energetiche solidali. Qui sono stati realizzati impianti fotovoltaici diffusi, dando vita a microreti a vantaggio di persone e famiglie in situazione di fragilità attraverso processi di condivisione dell’energia prodotta.

È questo uno dei punti forti alla base della nascita delle comunità energetiche: combattere la povertà energetica, che in Italia colpisce l’8% della popolazione, pari a circa 2,1 milioni di famiglie, come ha evidenziato Enea nel recente rapporto annuale efficienza energetica.

Il progetto cui ha contribuito direttamente Intesa Sanpaolo, potenzia e amplia quanto già realizzato dalla Fondazione Messina a Maregrosso, quartiere della città metropolitana messinese, dove è stata costituita l’associazione Comunità Energetica di Fondo Saccà. Si tratta, ha spiegato lo stesso gruppo, “di un più ampio programma di riqualificazione delle periferie urbane che ha visto il Comune di Messina e la fondazione lavorare in sinergia per liberare l’area in cui sorgeva una baraccopoli”. Al suo posto, oggi, sorgono sei edifici dotati di soluzioni innovative per la produzione e gestione dell’energia da fonti rinnovabili. In alcuni di essi hanno sede i centri socioeducativi Il Melograno e Il Melarancio, spazi dedicati alle famiglie con bambini piccoli e finalizzati alla valorizzazione della prima infanzia e al contrasto della povertà educativa.

Comunità energetiche solidali crescono, dalla Sicilia alla Toscana

Gli esempi virtuosi rappresentati dai due progetti cocreati e sostenuti da Intesa Sanpaolo non sono gli unici in Italia, a proposito di comunità energetiche solidali. Legambiente ha avviato con lo stesso intento la Rete delle Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali, insieme alla Comunità Energetica e Solidale di Napoli Est e il Comune di Ferla.

Anche in questo caso le iniziative sono nate per affrontare e contrastare la povertà energetica, promuovendo un’alleanza “dal basso” sempre grazie alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Condividere l’energia prodotta senza emissioni è anche un modo per mettere a fattore comune la sostenibilità, ambientale e sociale, e contribuire alla transizione energetica.

Da Napoli a Ferla, in Sicilia, e nel resto d’Italia

Oltre alla Comunità Energetica e Solidale di Napoli Est, promossa da Legambiente Campania insieme alla Fondazione Famiglia di Maria e realizzata grazie al finanziamento di Fondazione con il Sud, ricordiamo anche l’esempio del Comune siciliano di Ferla (Siracusa). In questo borgo di 2.300 abitanti si è dato vita alla prima comunità energetica rinnovabile e solidale in Sicilia, aperta sia ai cittadini sia alle piccole e medie imprese del territorio, e oggi alimentata da un impianto fotovoltaico di 20 kW.

Altri progetti e iniziative si stanno avviando in tutta Italia sul solco delle comunità energetiche rinnovabili e solidali. A Lucca, proprio in questi giorni, l’Arcidiocesi di Lucca, insieme al Dipartimento di Ingegneria dell’Energia e dei Sistemi del Territorio e delle Costruzioni (Destec) dell’Università di Pisa e Sisifo Società Benefit hanno siglato un protocollo d’intesa per l’adesione di Destec al Progetto Lucensis in qualità di partner scientifico. Finalità dell’accordo è sviluppare “azioni congiunte del Progetto, finalizzate alla crescita e al conseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica con l’obiettivo primario la costituzione di Cers – Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali”. E il fenomeno è in costante crescita ovunque.

 

 

 

 

 

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