
Con il food rinasce a Catania uno spazio che aggrega
Piazza Scammacca è il nome del progetto avviato da alcuni giovani catanesi che propone sei ristoranti in un unico spazio, portando avanti iniziative culturali e di inclusione sociale sfruttando con successo l’incentivo Resto al Sud di Invitalia.
di Andrea Ballocchi
Fare inclusione sociale in città è possibile attraverso un’attività lavorativa che, allo stesso tempo, riqualifichi e faccia rinascere un centro urbano. Lo certifica il progetto di Piazza Scammacca, a Catania, primo mercato urbano cittadino. È uno spazio di mille metri quadrati all’interno del quale sono stati aperti sei ristoranti con format diversi. C’è la panetteria-panineria, la pescheria, spaziando dalla vendita di carne a quella della pasta, passando anche per il cocktail bar. Inoltre c’è uno spazio culturale. L’inclusione è prima di tutto a livello gastronomico: i gestori si avvalgono, per prodotti alimentari e materie prime, solo di piccoli produttori locali. E c’è anche l’inclusione sociale, costituita dalla volontà di riqualificare un’area a forte degrado, creando opportunità di formazione per giovani svantaggiati, oltre che occasioni di ritrovo e di vita sociale.
Il progetto nasce dall’idea di Nicola Vitale, insieme ai suoi due fratelli Stefano e Gabriele, a Lucia Caruso e Marco La Piana. Cinque giovani catanesi fondatori e soci della società Panem Catania, azienda capofila del progetto, che nel 2019 ha fatto domanda a Invitalia per gli incentivi di Resto al Sud, ottenendo il finanziamento. Così negli spazi dell’ex Chiesa della Madonna del Rosario è rinata la vita.
La pandemia non ha fermato il progetto
Questo percorso non è stato facile: nato poco prima della pandemia, ha conosciuto difficoltà ed è costato circa 2 milioni di euro necessari per aprire il cantiere, ristrutturare l’immobile, fare l’impiantistica, comprare le attrezzature di cucina e gettare le basi delle attività. Ma gli sforzi sono stati ripagati, a cominciare dal riscontro ottenuto fino all’ottenimento di un importante riconoscimento. In occasione della presentazione della guida Il Mezzogiorno bello e buono realizzata dall’Agenzia nazionale per lo sviluppo insieme a Gambero Rosso per raccontare le storie di 62 imprese, attive nel settore food&beverage nate grazie a Resto al Sud, Piazza Scammacca ha ottenuto il Premio Inclusione.
Da dove nasce l’idea di Piazza Scammacca
La genesi di Piazza Scammacca parte alcuni anni prima a Riva del Garda, racconta Nicola Vitale: «Insieme a due soci abbiamo iniziato il percorso nel mondo della ristorazione, concretizzando l’idea di raccontare l’Italia attraverso i panini col nostro primo format, Panem. Qui proponiamo un panino per ogni Regione d’Italia con prodotti tipici». Per la ricerca delle materie prime locali, si affidano a piccoli produttori locali, capaci di raccontare il territorio. Ai panini si accosta la scelta di vini locali, il progetto trova riscontri crescenti e l’attività si ingrandisce.
Nel 2019 si fa largo l’idea di aprire un’attività nella città natale, Catania. Memore dell’esperienza positiva con Invitalia per un progetto di comunicazione legato al food, Nicola coinvolge i suoi due fratelli e altri due amici per avviare un progetto imprenditoriale chiedendo la possibilità di accedere al bando Resto al Sud.
Dalla chiesa ristrutturata rinasce il quartiere
Individuano il complesso della ex chiesa della Madonna del Rosario per creare la loro attività, in una zona vicina al centro storico, ma considerata una delle zone più malfamate di Catania.
Il covid-19 rallenta tutto e così il progetto deve attendere. «In realtà, invece di bloccarci, abbiamo avuto l’occasione di considerare in maniera più ampia il progetto. Quello originario era riduttivo rispetto a una situazione complessa com’era il quartiere in cui volevamo far sorgere l’attività», spiega Nicola Vitale. «Così è nata l’idea di creare una piazza al coperto che si riappropriasse in qualche modo della vita circostante e qualificarla». Alcune parti dell’antico complesso, che versavano nell’abbandono, vengono ripresi: tra questi c’è la sagrestia, adibita oggi a spazio culturale per organizzare eventi che spaziano dalla musica, alla letteratura al cinema. «Il nostro scopo non è solo commerciale: vogliamo anche portare identità e valore alla città, convinti che siano beni destinati a durare nel tempo».
L’occasione di fare inclusione in città
Il periodo pandemico non è stato certo facile, anche per riqualificare. Così si fa strada la volontà di cercare nuovi soci disposti a credere nel progetto. Tra questi si fa avanti la cooperativa sociale Team che ha come finalità l’attivazione di servizi educativi rivolti alle varie fasce d’età, in modo particolare ai giovani. «La nostra finalità era di trovare dei finanziatori non per affittare loro uno spazio ma per contribuire alla ristrutturazione dello stesso con un progetto di cui noi siamo ideatori e gestori di tutte le attività. Rispetto a iniziative presenti nei centri commerciali, qui c’è un gestore unico che siamo noi».
Anche la gestione amministrativa è coordinata a livello centrale: il personale di sala è unico, come pure la cassa per i pagamenti e un’unica zona lavaggio delle cucine. Ciò ha permesso di snellire le procedure e risparmiare sui consumi e sulle spese.
Inclusione e socialità
Si aprono spazi inclusivi. Sì, perché i fondatori del progetto intendono dare un’opportunità a tutti coloro che vogliono reintegrarsi nel tessuto sociale locale, con tirocini formativi rivolti a soggetti svantaggiati, in particolare ragazzi propensi alla devianza giovanile, minori sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria, migranti che vivono ai limiti della marginalità. Con Team i fondatori avviano un percorso formativo per giovani che vivono in condizioni svantaggiate, sotto forma del progetto “Dialogando tra i fornelli”, che dura circa 120 ore seguito da un tirocinio di sei mesi remunerato, pagato da enti pubblici. Il primo tirocinio si è concluso con l’assunzione di una giovane. Sempre all’interno di Piazza Scammacca è stato condotto un progetto trimestrale con ragazzi autistici inseriti in ogni cucina. Non solo, si sta progettando la possibilità di realizzare un software che consenta a personale autistico in sala di servire ai tavoli mediante un tablet con cui prendere gli ordini in modo semplificato. Anche così si fa inclusione in città.
L’opportunità di Resto al Sud
Con Invitalia l’esperienza è stata molto positiva. L’accesso all’incentivo Resto al Sud ha permesso di ottenere un finanziamento di 240mila euro. «Nell’anno successivo alla pandemia, quando abbiamo cominciato a sondare la possibilità di coinvolgere altri soggetti disposti a investire in questo progetto, abbiamo riscontrato l’interesse di tre ragazzi i quali, a loro volta, hanno richiesto e ottenuto un finanziamento da 180mila euro, sempre a Invitalia. Siamo l’unico caso in Italia che conta due partite Iva differenti all’interno dello stesso spazio e finanziate con la stessa misura governativa», evidenzia Vitale. Sulla misura di Invitalia spende parole positive: «La formula di Resto al Sud è divenuta più snella e comprensibile, oltre che più rapida nelle risposte e nel conseguente finanziamento». Sui due milioni complessivi, la quota di finanziamento ha coperto il 30% circa, oltre ai finanziamenti di imprenditori, testimonianza felice di connubio tra finanza agevolata e contributi privati.