Nonostante i mesi trascorsi dalla sua entrata in vigore, c’è stata una carenza di informazioni sul “nuovo PNRR”, che ha portato a richieste di accesso agli atti e alla pubblicazione di nuovi dati e relazioni.
La magistratura contabile ha sottolineato che la revisione del piano è continuata nel 2024 e ha confermato lo spostamento degli investimenti da opere pubbliche a incentivi fiscali.
di Stefania Annese
Un aspetto significativo emerso dal rapporto della magistratura contabile riguarda la richiesta del governo italiano, inviata il 3 marzo 2024 alla Commissione Europea, di ulteriori modifiche al PNRR. Le proposte hanno interessato 24 misure: 23 di esse sono state riviste per adottare alternative migliori e raggiungere gli obiettivi originari, mentre gli investimenti per i Partenariati per la ricerca e l’innovazione – Orizzonte Europa, sono stati esclusi a causa della domanda insufficiente. Le risorse liberate (200 milioni) saranno parzialmente utilizzate per finanziare un’altra misura esistente denominata “Accordi d’innovazione”. Questo intervento finanzierà almeno 32 accordi di innovazione per sostenere la creazione e il miglioramento di prodotti, processi o servizi, sviluppando tecnologie abilitanti in settori coerenti con il pilastro II del programma Orizzonte Europa (sfide globali e competitività industriale europea).
Lo stato della Transizione 5.0
La magistratura contabile ha anche analizzato la redistribuzione degli investimenti del PNRR, evidenziando un aumento degli incentivi per le unità produttive dal 16,8% al 22,2% del totale degli investimenti. Il totale del PNRR è salito da 191,5 a 194,4 miliardi di euro, grazie all’introduzione di nuove misure come crediti d’imposta del piano Transizione 5.0 (6,3 miliardi), il supporto alla transizione ecologica (2,5 miliardi) e il sostegno all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nelle PMI (320 milioni). Inoltre, sono stati introdotti contratti di filiera (2 miliardi) e rifinanziato il parco agricolo (+1,5 miliardi). L’aumento dei contributi alle imprese, soprattutto attraverso crediti d’imposta, potrebbe accelerare la spesa, ma necessita di un attento monitoraggio per garantire una distribuzione equa dei fondi, specialmente nelle aree meridionali.
Abbattere le barriere
La revisione del PNRR ha comportato un aumento degli incentivi alle imprese (+6,3 miliardi), a fronte di una diminuzione dei lavori pubblici di 11,5 miliardi. Nonostante il taglio, i lavori pubblici restano la voce di spesa principale. Le riduzioni sono dovute alla cancellazione di misure per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei comuni (6 miliardi), nonché alla promozione degli impianti innovativi (760 milioni). Inoltre, i tagli riguardano i piani urbani integrati (-1,6 miliardi), gli investimenti per la rigenerazione urbana (-1,3 miliardi) e le riduzioni negli investimenti in infrastrutture di rete e ferroviarie. Infine, l’aumento della spesa per servizi (+1,4 miliardi) si deve principalmente al rifinanziamento delle politiche attive del lavoro e della formazione professionale, e al potenziamento delle misure sanitarie come “Casa come primo luogo di cura” e “Telemedicina”.
L’effetto PNRR: rilanciare l’economia
La quarta relazione del governo sullo stato di attuazione del PNRR ha rivelato che, al 31 dicembre 2023, l’Italia doveva ancora spendere oltre 150 miliardi di euro, evidenziando i ritardi accumulati nelle fasi iniziali del piano e la necessità di una revisione. La magistratura contabile ha riportato che nei primi cinque anni del piano c’è stato un ritardo con una spesa posticipata di oltre 1,9 miliardi per il periodo 2020-2022 e una riduzione della spesa prevista di oltre 9,7 miliardi nel 2023. Si prevede un recupero della spesa rinviata nei due anni successivi, con un’accelerazione della spesa di oltre 7 miliardi nel 2025 e oltre 8,2 miliardi nel 2026. Non resta che attendere e monitorare la situazione.