Skip to content Skip to footer

Le terre del Chianti nella lista del Patrimonio Unesco

Chianti Unesco

È appena partito l’iter d’approvazione per inserire il “paesaggio culturale” del Chianti classico nella lista del World Heritage dell’Unesco. Una grande sfida per tutto il sistema territoriale e per la sua economia.

di Franco Genovese

Sono pochi i territori italiani che possono vantare l’inserimento nella lista del patrimonio mondiale culturale e naturale dell’Unesco. E tra questi ci sarà, sperabilmente, anche il comprensorio delle terre del Chianti classico, rappresentato dai sette Comuni di Gaiole, Greve, Radda, Castellina, Barberino Tavarnelle, Castelnuovo Berardenga e San Casciano Val di Pesa. Un territorio spettacolare e ricco di storia nel quale si coltiva fin dal XIII secolo il vino toscano più famoso al mondo. La candidatura a far parte del World Heritage è stata propiziata dal Consorzio vino Chianti classico e dalla Fondazione per la tutela del territorio Chianti classico insieme ai sette Comuni e alla Regione Toscana che, tutti insieme, predisporranno la richiesta secondo le linee guide imposte dall’Unesco. E che si impegneranno a portare avanti l’ambizioso progetto nei prossimi mesi coordinandosi e collaborando tra loro.

Gli altri “patrimoni Unesco” italiani

L’ampia area del Chianti classico, che si trova a cavallo tra le provincie di Siena e Firenze, non è la prima zona a vocazione vitivinicola italiana ad aver richiesto questo prestigioso riconoscimento. Prima del Chianti c’è stata e la richiesta vincente della Val d’Orcia, che ospita i filari di Sangiovese del Brunello di Montalcino, e che ha ottenuto il riconoscimento nel 2004. Dopodiché il titolo è arrivato per i Paesaggi vitivinicoli delle Langhe Roero e del Monferrato, nel 2014. E pochi anni fa, nel 2019, per le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. Recentemente anche le colline del Collio-Brda (Italia-Slovenia) si sono interessate alla candidatura per diventare patrimonio Unesco. Si tratta di una prestigiosissima opportunità per tutelare e valorizzare al meglio il proprio territorio e in grado, soprattutto, di sviluppare al massimo l’esperienza turistica e culturale. Ma comporta anche una serie di responsabilità, prima fra tutte quella di preservare e garantire nel tempo la piena valorizzazione della cultura e delle tradizioni dei luoghi.

Una fortuna economica da impiegare con cura

La Toscana non è nuova a candidature Unesco, grazie alla sua biodiversità e ai suoi caratteristici paesaggi famosi in tutto il mondo. La terra di Dante Alighieri detiene infatti ben sette siti iscritti nella lista dell’Unesco. Si tratta di Pisa, Siena, Firenze, le Ville e i giardini medicei, San Gimignano, Pienza e Valdorcia. Ma non si trovano solo in Toscana le “bellezze” inserite nel patrimonio Unesco. Tutto il nostro Paese è ricco di luoghi inseriti nella famosa lista, tanto che l’Italia è la nazione che detiene il maggior numero di siti, insieme alla Cina, che possono fregiarsi del titolo di “Patrimonio dell’Umanità”. Sono ben 55 e, con l’aggiunta del Chianti, salirebbero a 56. Un vero primato. La candidatura di un territorio così vasto come quello dei sette Comuni del Chianti non può tuttavia non tener conto dell’ampia varietà di interventi al fine di promuovere e valorizzare le proprie specificità culturali, economiche e produttive. Il paesaggio del Chianti classico è infatti il frutto di un insieme unico e al tempo fragilissimo di elementi che si fondono armoniosamente e che sono sorretti dalla cultura locale, dall’agricoltura, dalle antichissime tradizioni rurali, dall’artigianato e dalla storia. Un milieu particolarissimo che rappresenta la forza trainante dell’economia turistica della zona, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che il turismo di massa può portare in queste zone.

Per un turismo di qualità e un approccio di rete

I vantaggi principali di una candidatura così importante sono sicuramente rappresentati dalle importanti ricadute positive sul turismo locale, specie quello sostenibile e di qualità. Ma senza snaturare l’essenza stessa del patrimonio paesaggistico e culturale del territorio, come viene peraltro richiesto dalle linee guida operative dell’Unesco. Un territorio candidato a entrare nel World Heritage deve infatti continuare a rappresentare una testimonianza unica delle locali tradizioni culturali, deve mostrare fenomeni naturali o zone di eccezionale bellezza e valore estetico o, ancora, deve esibire grandi esempi del genio creativo dell’uomo, distinguendosi per un eccezionale valore, riconoscibile a livello universale. Si tratta dunque di caratteristiche uniche che l’areale del Chianti classico possiede da tantissimo tempo e che sicuramente non perderà dall’oggi al domani. L’auspico è che davvero, come recita la nota del comunicato stampa, questa candidatura permetta una duratura intesa tra tutti i firmatari, che si impegnano a portare a buon fine il progetto coordinandosi e collaborando, evitando quelle polemiche divisive che hanno accompagnato la recente candidatura delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene.

 

SCOPRI ALTRI ARTICOLI IN EVIDENZA

Nuovi orizzonti

Most, il bando del Pnrr per la mobilità sostenibile
C’è tempo fino al 31 gennaio per partecipare al nuovo bando Pnrr per progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale…
Le giovani imprese appenniniche scelgono ReStartApp
C’è tempo fino al 24 aprile per candidarsi al programma di accelerazione per le giovani imprese che operano nelle filiere…
Ermete Realacci
Maggior cura dei boschi per sostenere l’economia
L’Italia è il secondo Paese europeo per copertura boschiva, deve però gestire bene il proprio “tesoro verde” e sfruttare il…

“La nostra mission consiste nel dotare i lettori di un magazine in grado di decifrare il vasto mondo della gestione d’impresa grazie a contenuti d’eccezione e alla collaborazione con enti pubblici e privati.”

“La nostra mission consiste nel dotare i lettori di un magazine in grado di decifrare il vasto mondo della gestione d’impresa grazie a contenuti d’eccezione e alla collaborazione con enti pubblici e privati.”

Resta aggiornato. Iscriviti alla Newsletter Acta.

Versione digitale della testata cartacea Acta Non Verba, registrata presso il Tribunale di Napoli n. 2815/2020 del 23/6/2020.
Direttore responsabile: Mariano Iadanza – Direttore editoriale: Errico Formichella – Sede legale: Viale Antonio Gramsci 13 – 80100 Napoli

ActaNonVerba ©2024 – Tutti i diritti riservati – Developed by Indigo Industries

ActaNonVerba ©2024
Tutti i diritti riservati
Developed by Indigo Industries

Sign Up to Our Newsletter

Be the first to know the latest updates

Whoops, you're not connected to Mailchimp. You need to enter a valid Mailchimp API key.

Iscriviti per ricevere maggiori informazioni

Completa il captcha

Risolvi questo smplice problema: