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350 milioni per l’innovazione e la ricerca al Sud

ecosistemi

Grazie alle risorse del Fondo complementare al Pnrr partiranno i lavori per la realizzazione di 27 progetti di ecosistemi dell’innovazione in contesti urbani marginalizzati nel Sud Italia.

 

di Andrea Ballocchi

 

Innovazione e ricerca al Sud trovano nuova linfa grazie ai 350 milioni di euro messi a disposizione dal Fondo complementare al Pnrr per 27 progetti ammessi al finanziamento. Il primo elemento che risalta, a parte la cifra stanziata, è la grande partecipazione: sono state 270 le idee progettuali presentate, di cui 177 sono state giudicate idonee a partecipare alla seconda fase e, di queste, 146 hanno partecipato e sono state ammesse alla graduatoria finale. Il secondo elemento è lo sviluppo delle iniziative progettuali che verranno avviate grazie ai fondi. Si spazia, per esempio, dal progetto per la realizzazione della nuova sede dell’area di ricerca del Cnr di Bari al centro di ricerche Sotacarbo che ridarà vita a stabili dell’ex miniera di Carbonia per un’iniziativa di ricerca e sviluppo sull’idrogeno verde fino al Greentech Mediterranean innovation hub, candidato a diventare uno dei più importanti poli d’Italia per il trasferimento tecnologico in ambito green e agri-tech e il primo centro di high-performance computing del Mezzogiorno.

27 ecosistemi dell’innovazione e ricerca: l’opportunità fornita dai fondi

Le idee d’innovazione e ricerca premiate saranno sviluppate grazie a interventi di rigenerazione urbana. Infatti, i 27 progetti di ecosistemi dell’innovazione nasceranno in contesti urbani marginalizzati delle regioni del Sud Italia, all’interno di edifici o in aree da valorizzare.

“L’investimento incluso nel Piano complementare al Pnrr, infatti, si caratterizza per la promozione di progetti che comprendono il valore innovativo e la riqualificazione e rifunzionalizzazione dei siti nei quali saranno realizzati”, fa sapere il ministero per il Sud e la Coesione territoriale, dando notizia del finanziamento. Ex aree industriali, edifici storici, fabbricati senza una specifica funzione “potranno trasformarsi in luoghi di ricerca e sperimentazione dove impresa, università e amministrazioni lavorano insieme”.

Oltre che alla rigenerazione urbana e territoriale, si avranno influssi positivi anche in termini sociali e occupazionali. Grazie al traino fornito dall’avvio dei progetti, sarà possibile attuare iniziative per attrarre capitale umano altamente qualificato e contrastare la “fuga dei cervelli”, un fenomeno che ha impoverito il Sud Italia in particolare: dal 1995 al 2021 più di 1,6 milioni di giovani meridionali se ne sono andati, diretti al Nord o all’estero. Così grazie ai fondi, sarà possibile avviare progetti che possano coinvolgere i giovani, avviare iniziative di formazione dei lavoratori locali, promuovere pari opportunità di genere e generazionali, nonché favorire l’inclusione professionale delle persone disabili.

Opportunità anche per gli altri progetti

Lo stesso ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna ha voluto sottolineare l’importanza del Fondo complementare al Pnrr: «A soli sei mesi dall’avvio dei bandi, entra nella fase operativa uno dei progetti più significativi del ‘Capitolo Sud’ del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La larga partecipazione ci conferma che le strutture universitarie del Sud hanno voglia e capacità di mettersi in gioco e possono davvero essere il traino di un nuovo corso finalizzato alla crescita, ma non solo. Il modello degli ecosistemi dell’innovazione tiene insieme la ricerca e l’impresa con il recupero di aree marginali: ha un valore sociale significativo, sfaterà stereotipi, offrirà una prospettiva a centinaia di giovani che oggi sono costretti a cercarla al Nord o all’estero”.

Per i progetti che – a causa dell’esaurimento delle risorse previste – non sono riusciti a ottenere il finanziamento, si apriranno nuove opportunità grazie al Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, che prevede tra le proprie finalità anche la realizzazione di ecosistemi dell’innovazione al Sud Italia.

Via al polo Cnr di Bari, al Lab all’idrogeno a Carbonia e all’hub hi-tech a Ragusa

Tra le iniziative di innovazione nella ricerca nel Sud Italia e ricerca finanziati si segnala, in Puglia, il progetto “Ecosistema di innovazione Aris”, candidato dal Cnr in partenariato con Invimit e Comune di Bari, per cui verranno stanziati 20 milioni di euro. Esso prevede la realizzazione della nuova sede dell’area di ricerca del Centro nazionale di ricerca di Bari in una porzione del complesso immobiliare della ex Manifattura Tabacchi.

Il campus ospiterà 180 laboratori di sperimentazione e quasi mille ricercatori, oltre a laboratori, biblioteche, aule e centri di elaborazione dati. Al suo interno si svolgeranno attività di ricerca ma anche di formazione e consulenza tecnologica alle imprese, oltre che iniziative per promuovere le discipline Stem nelle scuole.

In Sardegna, verrà avviato il progetto “Recover” (Riqualificazione di edifici minerari per la creazione di un polo di innovazione su idrogeno e combustibili verdi) presso il centro ricerche Sotacarbo, nel sito della Grande Miniera di Serbariu, a Carbonia. Grazie ai 12 milioni di euro che verranno erogati sarà possibile recuperare i locali dell’ex ufficio tecnico e per realizzare un laboratorio avanzato di valenza internazionale per la produzione di idrogeno e altri combustibili da energia rinnovabile. Il progetto è stato presentato da Sotacarbo, capofila di una partnership che comprende il Comune di Carbonia, Crs4, Imi Remosa, le Università di Cagliari, di Sassari e della Campania “Luigi Vanvitelli”.

Con i 10,5 milioni di euro di finanziamento provenienti dal fondo del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza sorgerà, in Sicilia, il “Greentech Mediterranean innovation hub”, a Ragusa. Diventerà uno dei più importanti poli d’Italia per il trasferimento tecnologico in ambito green ed agri-tech e il primo centro di high-performance computing del Mezzogiorno.

Il polo sarà realizzato da un partenariato guidato da Banca agricola popolare di Ragusa, responsabile di progetto, che gestirà l’hub attraverso la sua società Benefit e l’università di Catania. Accompagnerà lo sviluppo delle imprese applicando l’intelligenza artificiale agli ambiti di innovazione greentech, agritech, green-energy, blue economy, mobilità e logistica.

 

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