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Voler bene all’Italia, e con più energia

Comunità energetiche

La festa nazionale dei piccoli Comuni promossa da Legambiente è stata dedicata quest’anno alle comunità energetiche e all’autoproduzione da fonti rinnovabili. Una grandissima opportunità di rilancio per i borghi italiani.

di Roberto Antiseri

 

Sono tantissimi i comuni d’Italia che hanno aderito all’iniziativa di Legambiente che dal 2004 promuove i piccoli Comuni e le comunità locali del nostro Paese. La manifestazione che si è tenuta a livello nazionale dal 2 al 5 giugno ha permesso l’incontro della popolazione con il grande tema dell’efficienza energetica, tra laboratori e giochi per famiglie e bambini, dedicati principalmente alla scoperta del proprio territorio e alle potenzialità delle fonti pulite.

Parola d’ordine: autoproduzione

Giunto alla 19esima edizione, Voler Bene all’Italia 2022 ha avuto come tema conduttore quello delle comunità energetiche, una vera occasione di rinascita per i piccoli borghi sotto i 5mila abitanti e argomento d’avanguardia per quanto riguarda la situazione geopolitica attuale. Si tratta di una piccola e importante rivoluzione che sta riscuotendo una crescente partecipazione mettendo al centro le esigenze reali delle comunità locali, a partire dai bisogni energetici. E, a giudicare dai numeri, l’interesse per la transizione ecologica ed energetica delle piccole comunità si fa sempre più forte: sono infatti già 38 i piccoli Comuni 100% rinnovabili e ben 2.271 quelli 100% elettrici. Sono inoltre più di cento i borghi che hanno sottoscritto il Manifesto per la democrazia energetica promosso da Legambiente e Kyoto Club.

Gli esempi più virtuosi

L’innovazione e l’autoproduzione da rinnovabili possono dunque diventare due asset fondamentali per i piccoli Comuni, che hanno oggi l’occasione di percorrere per primi la strada dell’autosostentamento energetico grazie a un sapiente mix di fonti rinnovabili. Riuscendo addirittura a produrre più energia elettrica e termica di quella consumata dalle famiglie residenti.

Senza parlare di quei territori la cui produzione di energia da fonti rinnovabili varia tra il 50% e il 99%. In questo contesto, sono già molti gli esempi di chi ha già realizzato una comunità energetica rinnovabile con il duplice obiettivo di efficientare i consumi e autoprodurre energia. Così hanno fatto il comune di Ferla, in provincia di Siracusa, il primo in Sicilia, o quello di Biccari, in Puglia nell’entroterra nel cuore dei Monti Dauni. Ma sono moltissimi i piccoli Comuni in cui la comunità energetica sta partendo proprio in questi mesi, come accade ad esempio nel Comune sardo di Serrenti.

Gran voglia di Cer e di Pnrr

Le comunità energetiche rinnovabili, i cosiddetti “Cer”, rispondono perfettamente alle esigenze delle piccole realtà locali. E questo accade per motivi strutturali. Solo in piccole comunità fortemente coese e interdipendenti è possibile infatti attuare questo genere di interventi che trovano certificazione nello scambio comunitario e nell’alto livello di commitment tra i singoli aderenti, in un’ottica di partecipazione democratica tra cittadini e istituzioni.

Le comunità energetiche, introdotte giuridicamente in Italia nel 2020 con l’art 42 bis del Decreto Milleproroghe, sono tuttavia ancora in attesa dell’attuazione della normativa e soprattutto dell’attivazione del fondo da 2,2 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinato al loro sviluppo sui territori. Una volta promulgati i decreti attuativi e avviati i fondi per Pnrr, i Cer potranno diventare finalmente operativi e ricevere quella spinta propulsiva che tutti attendono.

Un Manifesto per tutti

Si tratta di una rivoluzione energetica in cui credono fortemente i piccoli comuni, come dimostra l’adesione al Manifesto per la democrazia energetica. Sono infatti oltre cento quelli che hanno sottoscritto il documento programmatico promosso da Legambiente e Kyoto Club insieme a AzzeroC02, Ass. Borghi Autentici di Italia, Touring Club Italiano, Borghi più belli di Italia, Appennino Bike Tour.

Attraverso la sottoscrizione del Manifesto, ogni comune esprime la ferma volontà di partecipazione a un processo verso la transizione ecologica e chiede a Governo e Regioni di tradurre in bandi e in politiche realizzative le opportunità sul territorio per facilitare lo sviluppo di comunità energetiche. Stiamo parlando della definizione precisa di criteri e modalità per la concessione di finanziamenti e di regolamenti volti alla realizzazione di impianti di produzione di rinnovabili, anche abbinati a sistemi di accumulo di energia nei piccoli Comuni italiani.

Partire dai piccoli Comuni

La transizione ecologica ed energetica passa soprattutto attraverso i piccoli comuni. È qui che è possibile creare quei processi di partecipazione e di innovazione sociale capaci di innescare un profondo cambiamento della mentalità, riuscendo così a superare l’attuale modello centralizzato di produzione energetica. Quest’intento è contenuto nel Pnrr, laddove si auspica un cambio di paradigma nella generazione energetica e nella partecipazione delle comunità.

Proprio per questi motivi Legambiente e il Kyoto Club hanno chiesto pubblicamente al Governo di fare uno sforzo reale di semplificazione nei bandi del Pnrr destinati ai piccoli comuni definendo modalità semplificate per la concessione di finanziamenti e tempi congrui per la risposta ai bandi. Non sarebbe infatti tollerabile scaricare sui Sindaci e sulle fragili strutture dei piccoli Comuni ritardi imputabili allo Stato centrale. Lo stesso vale per il processo di semplificazione delle autorizzazioni, che deve essere snello e coerente con il bando, in modo da evitare che progetti approvati e finanziati siano poi bloccati dalla burocrazia. Un’altra importante richiesta è poi quella di dare grande enfasi al processo di costruzione delle comunità e non soltanto alla realizzazione degli impianti da fonti rinnovabili, oltre a prevedere forme di finanziamento a fondo perduto per i Cer in cui sono coinvolti cittadini, amministrazioni e organizzazioni del Terzo settore.

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