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Un Forum più forte e credibile

Il Forum nazionale del Terzo settore ha una nuova portavoce che avrà il compito di interpretare correttamente la difficile transizione verso la Riforma e le contestuali, imperdibili sfide del Pnrr. Ne parliamo con la diretta interessata, Vanessa Pallucchi.

di Alessandro Battaglia Parodi

Ci sono traguardi importanti che attendono il Terzo settore nei prossimi mesi, specie sul fronte delle opportunità economiche. In tempi di Pnrr emergono però lacune e impreparazioni di fondo riguardanti le competenze di tipo economico-gestionale. Che tuttavia si faranno indispensabili quando occorrerà interfacciarsi con le istituzioni. Ne parliamo con Vanessa Pallucchi, neoeletta portavoce del Forum nazionale del Terzo settore.

Pallucchi, il tema delle competenze economiche è da sempre cruciale per il mondo del non profit. Come siamo messi nel Forum?

«Direi bene. Da molti anni il Forum del Terzo settore investe tempo e risorse in progetti dedicati alla formazione, che per noi hanno un importante valore strategico. Penso soprattutto al progetto Fqts, la formazione di quadri e dirigenti del Terzo settore meridionale, giunto ormai alla sua 12esima edizione, che ha lo scopo di rafforzare gli enti di Terzo settore e potenziarne la capacità di intervento sui territori, in sinergia con le istituzioni, promuovendo la costruzione di reti tra Ets, lo sviluppo di fiducia tra i soggetti coinvolti e valorizzando le competenze dei loro dirigenti. In questi anni Fqts si è proposto di contribuire, attraverso un modello formativo innovativo, al miglioramento delle infrastrutture sociali del nostro Paese e alla formazione di quadri del Terzo settore competenti e capaci di rispondere efficacemente ai cambiamenti sociali ed economici, intervenendo sui temi che riguardano il welfare, le politiche sociali e culturali, l’economia sociale, la democrazia e la partecipazione, la riforma del Terzo settore, l’amministrazione condivisa attraverso gli strumenti della coprogrammazione e coprogettazione. Oltre a questo, il Forum del Terzo settore ha, negli ultimi anni, promosso la crescita delle competenze dei soggetti legati al mondo del non profit anche attraverso altri progetti, mirati ad accrescere nozioni tecniche e pratiche relative alla riforma del Terzo settore, con il progetto Capacit’Azione che ha coinvolto oltre 1.300 esperti sui territori, impegnati nel non profit, che a loro volta hanno formato gli enti del Terzo settore sulle novità previste dalla riforma».

I fondi che arriveranno dal Pnrr dovranno essere severamente presidiati per potere essere intercettati dalle tante realtà del Terzo settore, soprattutto a livello locale. E in questo senso la rappresentanza locale dovrà essere autorevole e preparata. Come si sta preparando il Forum sui singoli territori per non lasciarsi sfuggire quest’occasione preziosissima e davvero unica?

«Noi siamo convinti che il Pnrr rappresenti una grande occasione di trasformazione del Paese, naturalmente a patto che riusciamo a utilizzarlo per implementare un modello di sviluppo inclusivo, con un’ottica di sussidiarietà. A livello centrale abbiamo accolto con grande favore il fatto che il Forum sia tra le parti sociali invitate a far parte del Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale, istituito presso la Presidenza del Consiglio. Per quanto riguarda invece le nostre articolazioni territoriali, credo vi sia una necessità di adeguare il modello organizzativo e di funzionamento del Forum, per valorizzare ulteriormente le diverse esperienze dei vari soggetti che compongono il mondo del Terzo settore e il Forum stesso. Questo si ottiene anche attraverso un nuovo protagonismo dei territori, che da un lato sono chiamati a offrire un contributo in termini di progettualità, e dall’altro devono avere una strada percorribile per ottenere un sostegno economico fondamentale al fine di consolidare le esperienze dell’impresa sociale e dell’associazionismo».

Una delle materie più interessanti emerse dal Pnrr è quella della coprogettazione. Ci può dire qualcosa in merito, naturalmente dalla prospettiva del Forum?

«Consideriamo storica la sentenza 131/2020 della Corte Costituzionale, che ha convalidato la nostra tesi secondo la quale attraverso gli strumenti della coprogrammazione e coprogettazione viene definita una prassi collaborativa tra istituzioni pubbliche ed enti di Terzo settore, nel riconoscimento di una comune finalità volta al perseguimento dell’interesse generale della comunità e in piena attuazione al principio costituzionale di sussidiarietà. Gli strumenti della coprogrammazione e della coprogettazione, in un quadro di governance condivisa della programmazione e dell’individuazione delle priorità, offrono a tutto il Terzo settore una prospettiva virtuosa di collaborazione di lungo periodo con la Pubblica amministrazione: per questo è importante anche educare a una buona sussidiarietà orizzontale, quindi al tema di una giusta suddivisione dei compiti fra le pubbliche amministrazioni e i soggetti privati. Questa è una delle ragioni per cui il Forum si è fatto promotore di corsi e appuntamenti di approfondimento legati ai temi della coprogrammazione e coprogettazione».

Crede che strumenti quali il social lending o il fundraising e altre forme di sostegno economico possano entrare nella mentalità comune degli enti del Terzo settore o c’è ancora molto lavoro da fare per sensibilizzarli?

«Riconosco che c’è ancora un certo lavoro da fare, ma non partiamo da zero. La consideriamo una strada aperta e promettente, anche grazie alle opportunità offerte dalla Riforma del Terzo settore. Insieme al Forum per la Finanza Sostenibile abbiamo promosso Cantieri ViceVersa – Network finanziari per il Terzo Settore, un progetto che nasce per agevolare il dialogo tra enti del Terzo settore e operatori finanziari e per analizzare gli strumenti di finanza sostenibile in grado di rispondere alle esigenze degli enti stessi. Il social lending e il fundraising sono temi che “Cantieri Viceversa”, ormai giunto alla sua terza edizione, ha approfondito. E ne è emerso come entrambi i soggetti in campo, enti e operatori finanziari, debbano ancora compiere uno sforzo comune. Per i primi, si tratta di uno sforzo di innovazione e maggiore intraprendenza. Per i secondi, uno sforzo volto a conoscere al meglio il modello di creazione di valore proprio degli Ets».

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