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La Mozzarella di Bufala Campana conquista l’estero

Buone sinergie e condivisione degli obiettivi a livello associativo sono i cardini essenziali per un corretto approccio ai mercati internazionali. Come ci spiega Pier Maria Saccani, direttore del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop.

di Alessandro Battaglia Parodi

Reduce dalla grande vetrina dell’Expo di Dubai, il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop può vantare oggi una discreta riconoscibilità all’estero grazie a intelligenti azioni di marketing sui diversi mercati, anche quelli più lontani. La presenza in Medio Oriente rientra in queste iniziative volte ad avvicinare i buyer di tutto il mondo a quest’eccellenza campana, che rappresenta il più importante marchio Dop del Centro-Sud, il terzo tra i formaggi Dop italiani e il quarto per volumi di produzione a livello nazionale.
A molti sfuggono infatti le dimensioni del successo di questa Dop, in Italia e nel mondo. Basti pensare che solo nel 2020 sono state prodotte oltre 50mila tonnellate di Mozzarella di Bufala Campana e che una buona parte di questa produzione, ben il 37%, è stata destinata all’export. Principalmente nella vicina Francia, con il 30,2%, e in Germania, con il 26,6%. Ma anche in Spagna la mozzarella di bufala Dop ha un discreto mercato (8,9%), così come inizia a essere apprezzata anche nel Regno Unito (6%) e negli Stati Uniti (4,6%). Si tratta di mercati emergenti nei quali il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop sta operando da tempo e con costanza per farsi stimare sempre di più e soprattutto per migliorare le proprie reti d’offerta. Di tutte queste sinergie ci parla Pier Maria Saccani, direttore del consorzio.
I numeri dell’export parlano da soli, e i Paesi europei sono l’approdo principale. Assisteremo presto a performance anche extra Ue?
«Sicuramente oggi i mercati principali sono, oltre all’Italia, la Francia e la Germania. Sta finendo in questi giorni Expo a Dubai dove siamo stati presenti con una collettiva organizzata da Afidop, con ben sette consorzi, insieme a Fiere di Parma. Il palcoscenico internazionale di Expo Dubai ha molto apprezzato il nostro prodotto. Purtroppo le difficoltà logistiche non ci permettono di affrontare adeguatamente tutti i mercati potenzialmente interessati alla Mozzarella di Bufala Campana».
Ci racconti come avete affrontato le criticità per accedere ai mercati esteri in questi ultimi anni?

«Abbiamo cercato di confrontarci con tutti i soggetti attivi per promuovere il consumo della Mozzarella di bufala campana all’estero. Abbiamo fatto sinergia con altri consorzi di tutela e abbiamo anche collaborato molto con l’Ice, Istituto nazionale per il commercio con l’estero, e nello specifico attraverso un progetto formativo realizzato in collaborazione con l’ufficio di Hong Kong».
Avete beneficiato di qualche forma di sostegno all’internazionalizzazione tramite misure di investimento veicolate dal ministero dell’Agricoltura e di quello dello Sviluppo Economico?

«Sì, c’è stato un aiuto del Mipaaf legato al latte, soprattutto per fronteggiare il blocco improvviso del mercato durante il primo lockdown. Dal futuro, che è comunque incerto e delicato visto l’attuale scenario geopolitico legato anche al conflitto in Ucraina, ci aspettiamo misure strutturali per favorire il commercio e soprattutto l’export. Il tessuto imprenditoriale italiano ha dimostrato di saper reagire alle difficoltà. Per restare competitivi sui mercati le aziende devono poter lavorare. Ed è indispensabile ridurre la burocrazia e anche il carico fiscale».
All’interno del consorzio avete seguito qualche percorso formativo rivolto ai vostri consociati rispetto al complesso tema dell’internazionalizzazione?

«Il nostro consorzio ha costituito una scuola di formazione riconosciuta a livello nazionale che si occupa di formare i giovani ma anche di supportare l’aggiornamento professionale dei dipendenti dei nostri soci. Anche in collaborazione con Assolatte, stiamo organizzando corsi periodici anche riguardanti temi legati all’export».
Che cosa consigliereste agli altri consorzi per raggiungere e presidiare i mercati esteri?

«Occorre svolgere delle azioni coordinate con la base associativa. Non c’è dubbio. Una condivisione degli obiettivi è fondamentale per avere un corretto approccio ai mercati. Se non ci fosse questa condivisione preventiva si potrebbe rischiare di disperdere risorse e svolgere azioni a pioggia senza un filo conduttore. Dobbiamo promuovere le caratteristiche principali delle nostre produzioni, che sono soprattutto il legame con il territorio, il rispetto del disciplinare di produzione e un rigido sistema di controllo».


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