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I pregi della Valutazione di impatto sociale

Mettere sotto la lente d’ingrandimento la propria organizzazione offre molti vantaggi, soprattutto quando si intende partecipare a gare d’appalto nella pubblica amministrazione o si ha a che fare con finanziatori privati. Vediamo allora in che cosa consiste.

di Alessandro Battaglia Parodi

Gli enti del non profit sono oggi alle prese con una trasformazione epocale che ne modificherà lentamente la fisionomia, soprattutto sotto il profilo dell’efficienza e dell’innovazione. Una trasformazione in senso migliorativo che è guidata dalla riforma del Terzo settore e che comporterà anche molti vantaggi in termini di credibilità generale del sistema. Ebbene, uno dei punti più interessanti e meno conosciuti della riforma è quello della Valutazione dell’impatto sociale, che è stata definita come “la valutazione qualitativa e quantitativa, sul breve, medio e lungo periodo, degli effetti delle attività svolte sulla comunità di riferimento rispetto all’obiettivo individuato”, così come contenuto nella Legge delega per la riforma del Terzo settore n° 106 del 2016.

Volontaria ma importante

Questa definizione di impatto sociale introdotta dal legislatore include dunque elementi relativi alla qualità e alla quantità dei servizi offerti, alle ricadute verificabili nel breve termine, e quindi più dirette, ma anche agli effetti di medio e lungo periodo che siano riconducibili a interventi positivi sulla comunità o sul territorio di riferimento. La valutazione non intende quindi misurare le performance dell’organizzazione in sé, ma misurare l’efficacia di quanto realizzato sul territorio in termini di inclusione, sostenibilità e coesione sociale. Attenzione però, la Legge delega non obbliga in alcun modo gli enti a fare la Valutazione di impatto sociale, ma implicitamente li invita a realizzarla su base volontaria. Il perché è presto detto: sempre più spesso le pubbliche amministrazioni richiedono questa valutazione nell’ambito di procedure di affidamento di servizi di interesse generale, come le gare d’appalto. Ma anche nell’ambito del privato la realizzazione di sistemi di valutazione diventa importantissima per poter accedere a fondi o per partecipare a progetti. È quindi nell’interesse degli enti e delle organizzazioni non profit essere in grado di vantare l’efficacia misurabile delle proprie prestazioni sul territorio in cui insistono. Un altro indubbio vantaggio della valutazione di impatto sociale consiste nell’ottenere una conoscenza più approfondita della propria organizzazione, dei suoi punti di forza, di quelli deboli e delle aree di miglioramento, in modo tale da comprendere in maniera più compiuta se le risorse spese per determinati interventi o servizi stanno continuando a dare buoni frutti o se invece occorre tagliare i rami secchi e iniziare a seminare altrove.

Gli stakeholders a cui si rivolge

La valutazione di impatto sociale è dunque una sorta di certificazione ulteriore per tutti quegli enti che hanno l’obbligo di redigere il bilancio sociale, di cui può divenire parte integrante del documento laddove, al paragrafo 6 sezione 5 delle Linee guida per la redazione del bilancio sociale degli enti del Terzo settore, vengono previste “informazioni qualitative e quantitative sulle azioni realizzate nelle diverse aree di attività, sui beneficiari diretti e indiretti, sugli output risultanti dalle attività poste in essere e, per quanto possibile, sugli effetti di conseguenza prodotti sui principali portatori di interessi”.
In ogni caso per tutti gli enti, volontari e obbligati, può essere determinante mostrare una “misurazione” oggettiva del proprio operato di fronte a una lunga serie di portatori di interesse, esterni e interni all’organizzazione. Si va dai soggetti pubblici, quali amministrazioni locali e assessorati, che valutano la bontà del lavoro compiuto e delle risorse spese, fino ai finanziatori o donatori che devono decidere un nuovo affidamento o la prosecuzione di un finanziamento. Ma anche per i cittadini e per gli stessi beneficiari dell’intervento è fondamentale avere finalmente contezza dell’impiego delle risorse pubbliche e dei risultati ottenuti dai servizi a cui essi accedono. Come anche lo è per gli stessi lavoratori dell’organizzazione, che hanno così una percezione migliore del valore del proprio operato.

Come si fa una Valutazione

La Valutazione di impatto sociale si basa su una serie di indicatori in grado di identificare l’efficacia di un intervento su diversi livelli di misurazione multifattoriale. Il Governo, trattandosi di una Legge delega, ha approntato alcune Linee guida per la realizzazione di sistemi di valutazione dell’impatto sociale che sono entrate in vigore il 12 settembre 2019. Le Linee guida non impongono un metodo preciso per la valutazione ma offrono indicazioni di massima per identificare quali siano i fattori qualitativi e quantitativi necessari, lasciando ai singoli enti la “facoltà della scelta delle metriche più adeguate alla tipologia di attività e progetti svolti dall’ente”. Uno dei metodi attualmente più utilizzato è quello del cosiddetto “Sroi”, cioè il Ritorno sociale sull’investimento, che organizza in un sistema di facile lettura un insieme di prestazioni dell’organizzazione attraverso un confronto tra costi e benefici, a partire dalla contabilità sociale fino alla misurazione delle ricadute sociali, economiche e ambientali. Il risultato ottenuto è un indice sintetico che rappresenta il valore sociale generato per ogni euro investito. Così un indice Sroi pari a 2,5 significa che per ogni euro investito in un determinato intervento è stato generato un ritorno sociale equivalente a 2,5 euro, più che raddoppiando l’investimento di partenza. Una delle più interessanti misurazioni compiute in Italia con il metodo della valutazione Sroi in ambito pubblico è quella contenuta nel volume Valutazione, apprendimento e innovazione nelle azioni di welfare territoriale (Edizioni Ca’ Foscari) relativa a una bellissima ricerca a supporto dei Piani di intervento per le politiche giovanili nella Regione Veneto, e pienamente consultabile in formato open access.

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“La nostra mission consiste nel dotare i lettori di un magazine in grado di decifrare il vasto mondo della gestione d’impresa grazie a contenuti d’eccezione e alla collaborazione con enti pubblici e privati.”

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