Il principio del “non arrecare un danno significativo” all’ambiente (noto come principio DNSH, cioè “Do No Significant Harm”) nasce per coniugare crescita economica e tutela dell’ecosistema, garantendo che gli investimenti siano realizzati senza pregiudicare le risorse ambientali.
Il Regolamento (UE) 241/2021, che istituisce il Dispositivo di Ripresa e Resilienza, prevede che possano essere finanziate, nell’ambito dei singoli Piani nazionali, soltanto le misure agevolative che rispettino il principio DNSH, introdotto dal Regolamento Tassonomia.
La Tassonomia
Si parla di Tassonomia delle attività economiche sostenibili per indicare sei criteri in grado di determinare come ogni attività economica contribuisca in modo sostanziale alla tutela dell’ecosistema, senza arrecare danno: mitigazione dei cambiamenti climatici; adattamento ai cambiamenti climatici; uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine; transizione verso l’economia circolare; prevenzione e riduzione dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua o del suolo; protezione e ripristino della biodiversità e della salute degli ecosistemi.
L’impatto ambientale
In concreto, occorre dimostrare di non indebolire o danneggiare significativamente nessuno degli altri obiettivi. Esistono poi diverse azioni che le aziende possono intraprendere per soddisfare il principio DNSH: attuare investimenti in tecnologie e processi produttivi che favoriscano la minimizzazione degli impatti ambientali, adottare modelli che promuovano un approccio circolare, favorire la mobilità sostenibile, ridurre il consumo di energia e di materie prime, attuare iniziative formative verso dipendenti e stakeholder sulle tematiche ambientali.
La Guida operativa
È opportuno anche che l’eventuale danno sia valutato tenendo conto del ciclo di vita dei prodotti, dei processi e dei servizi forniti dall’attività economica. La Guida operativa si propone di fornire un orientamento, oltre a suggerire possibili modalità di verifica del DNSH, fornendo informazioni sui requisiti tassonomici, sulla normativa corrispondente e sugli elementi utili per documentare il rispetto di tali requisiti, con apposite check list di controllo. Va detto che il principio DNSH si integra con altri obiettivi di sviluppo sostenibile, come l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), promuovendo la sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Il DNSH, infatti, non rappresenta soltanto un quadro di gestione ambientale entro cui muoversi, ma un cambio di paradigma con il quale valutare ogni singola azione, poiché richiede una transizione verso un futuro più sostenibile, ma anche la costruzione di una società più equa, prospera e rispettosa dal punto di vista sociale.
Uomo al centro
Per questo si interseca anche con il Piano Transizione 5.0 che, rispetto al 4.0, rappresenta l’evoluzione verso un modello industriale più sostenibile e centrato sull’essere umano. In un certo senso, il concetto di Transizione 5.0 diviene sinonimo dell’avvicinamento tra transizione digitale e green, ed esso stesso si attiene al principio DNSH, escludendo gli investimenti che potrebbero causare danni ambientali significativi, come quelli legati ai combustibili fossili o alle emissioni di gas serra.
Cambiamento epocale
Per le imprese, l’applicazione del principio DNSH può offrire numerosi vantaggi poiché, come abbiamo visto, promuove l’adozione di pratiche sostenibili, migliora la reputazione delle imprese e la fiducia dei consumatori e favorisce allo stesso tempo, attraverso lo sviluppo di soluzioni innovative e a basso impatto ambientale, nuove opportunità di mercato, aumentando la competitività delle imprese. Certamente si tratta di un cambiamento epocale, capace di proiettare le imprese nel futuro prossimo, un cambiamento soprattutto culturale.
di Roberta Morosini