Borghi e centri storici sono l’anima del nostro territorio. Rappresentando una ricchezza culturale ed economica potenziale. Tuttavia, questo patrimonio è minacciato da incuria, politiche inadeguate, mancanza di vigilanza e progettualità da parte delle istituzioni, oltre che dall’abbandono
di Stefania Annese
Dai dati Istat emerge che ben 6000 sono i borghi abbandonati in Italia, inclusi stazzi e alpeggi. Per questi 6000 borghi, considerati un patrimonio inestimabile, la parola d’ordine è “rigenerare”. Rigenerazione, tutela, messa in sicurezza, infrastrutture e sviluppo sono i termini chiave per salvaguardare e valorizzare il territorio, i centri storici e i nostri grandi e piccoli borghi.
La vita nei borghi
Il fascino dei piccoli borghi è intrinsecamente legato al loro destino, spesso segnato dall’abbandono. C’è una bellezza particolare nella polvere che il tempo disperde su questi luoghi, una seduzione unica nei resti delle cose che non servono più. Case diroccate, spesso ridotte a semplici pietre, finestre scosse dal vento, camini spenti da tempo, porte divelte, strade acciottolate che resistono ancora, luoghi dove un tempo scorreva la vita. Il ricordo di questa vita, l’immaginare i suoni, le parole, le urla di un passato ormai scomparso, la storia delle persone che abitavano quei luoghi… tutto ciò contribuisce al fascino dei borghi abbandonati, dove la natura si riprende lentamente ciò che le appartiene. Far rivivere questi luoghi è l’obiettivo per ricostruire il nostro passato e connetterci con il territorio circostante.
Forza attrattiva
I borghi rappresentano un’attrattiva turistica per diverse ragioni.
- Per la loro autenticità e storia, perché conservano un’atmosfera autentica e un patrimonio storico ricco con le strade acciottolate, gli edifici antichi e le tradizioni locali.
- Molte di queste località si trovano in scenari naturali mozzafiato, come colline, montagne o coste e attraggono visitatori in cerca di bellezza e tranquillità.
- La cucina tradizionale regala esperienze uniche, offrendo piatti autentici e ingredienti freschi, spesso provenienti dai territori circostanti.
- A differenza delle grandi città, i visitatori possono più facilmente interagire con i residenti e vivere la vita locale.
L’attrattività turistica dei piccoli centri è emersa soprattutto dopo la pandemia: con la limitazione dei viaggi internazionali, molti hanno esplorato le bellezze locali. I borghi, con la loro storia, cultura e paesaggi sono stati rivalutati, riuscendo a promuovere uno stile di vita più sostenibile.
La sfida del PNRR
Nel 2023, sono stati selezionati 21 borghi in Italia, per la rigenerazione culturale e sociale attraverso il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Ognuno di questi borghi ha ricevuto 20 milioni di euro per promuovere iniziative imprenditoriali e valorizzare il patrimonio storico e culturale. Rocca Calascio, Gerace, Monticchio Bagni, Sanza e Campolo, sono solo alcuni dei borghi virtuosi che hanno ottenuto i finanziamenti. Inoltre con il Decreto del Segretario Generale del 18 giugno 2024, sono state assegnate risorse pari a 188.262.497,55 euro per finanziare 2779 iniziative imprenditoriali nei piccoli borghi storici (fonte pnrr.cultura.gov.it).
Quale futuro per i borghi?
Vivere in un piccolo borgo oggi richiede coraggio. Anche se offre una vita a misura d’uomo, comporta disagi come la mancanza di servizi pubblici e sanitari adeguati, e difficoltà nell’accesso a opportunità economiche e di sviluppo. La vita in questi luoghi spesso si conforma a un contesto sociale statico e omogeneo. La mancanza di dinamismo e innovazione rispetto ai centri maggiori rappresenta un problema significativo. È quindi fondamentale che le comunità locali sviluppino consapevolezza delle loro potenzialità, per poter far rivivere la loro unicità e memoria storica. Occorrerebbe una “piccola rivoluzione” che parta dal basso, raccogliendo idee e desideri dei cittadini. È fondamentale creare connessioni tra creatività, lavoro, comunità, perseguendo un rinnovato rapporto con tecnologie e mercato. Tuttavia, occorre fare attenzione a distinguere tra vera innovazione e devastazioni per evitare danni irreparabili, come una possibile distruzione dell’identità del luogo.