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Bonus Birra riconfermato anche per il 2023

Bonus Birra

Viene estesa al 2023 l’aliquota di accisa ridotta per tutti i birrifici italiani, con sgravi fiscali definiti in base ai volumi immessi sul mercato. Un sostegno importante per un settore in rapidissima crescita.

 

di Franco Genovese

 

Tra gli aiuti inseriti all’ultimo momento nel decreto Milleproroghe c’è anche quello destinato ai grandi e piccoli produttori di birra. Una buona notizia per il sempre più ampio settore brassicolo italiano che vede riattivarsi anche per il 2023 il sospirato Bonus birra artigianale. Si tratta di una misura di sostegno che fa leva su una serie di agevolazioni fiscali che sono commisurate all’aspetto dimensionale dell’azienda.

Un ottimo strumento per sostenere la crescita di uno degli asset agroindustriali più promettenti in questi anni in Italia.

Come funziona lo sgravio fiscale

L’agevolazione è riconosciuta sotto forma di contributo a fondo perduto per unità di birra immessa in consumo nell’anno 2023 da una fabbrica munita di licenza fiscale. Il metodo adottato dal Governo è quello di esentare i produttori dalle accise in misura inversamente proporzionale alla quantità di produzione annuale di tre tipologie di birrifici. Così i piccoli produttori con una produzione fino a 10mila ettolitri avranno uno sconto sulle accise del 50% per tutto il 2023; i birrifici con produzione fino a 30mila ettolitri potranno beneficiare di uno sconto del 30%, mentre i produttori fino a 60mila ettolitri otterranno il 20% di sconto.

È inoltre prevista anche la riduzione dell’accisa a 2,97 euro per ettolitro e per grado Plato, ossia la misurazione che indica la percentuale di zuccheri presente nel mosto prima della fermentazione. Senza questa proroga l’accisa avrebbe avuto un gravoso aumento a 2,99 euro per ettolitro mentre la riduzione per i piccoli birrifici artigianali si sarebbe ridotta o azzerata rispetto al 2022.

Chi può accedere al Bonus

Possono accedere al contributo i birrifici in possesso dei requisiti normativi richiesti indipendentemente dal fatto che il codice Ateco “11.05.00 – Produzione di birra” risulti essere primario o secondario sul proprio certificato camerale. Possono quindi accedere al contributo anche i “piccoli birrifici indipendenti”.

Ai fini dell’ammissibilità al contributo non sarà tenuto in considerazione l’ordine cronologico di invio delle istanze, il quale non determina alcun vantaggio né penalizzazione nell’iter di trattamento delle stesse. Inoltre il contributo non concorre alla formazione del reddito imponibile ai fini delle imposte sui redditi e del valore della produzione ai fini dell’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive.

Da sottolineare infine che l’accisa in misura ridotta vale anche per il soggetto nazionale che la riceve direttamente da un sito produttivo con sede nell’Unione europea, se la produzione della stessa fabbrica è superiore a 10mila ettolitri e fino a 60mila ettolitri.

L’entusiasmo di AssoBirra

Come ha sottolineato il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida, sono stati messi a disposizione da parte del Governo 8,15 milioni di euro per il 2023 allo scopo di proteggere la filiera brassicola nazionale e consolidarne lo sviluppo. I numeri del settore sono in costante crescita, a testimonianza di quanto apprezzata sia la birra artigianale italiana in questo momento.

Leggendo infatti i dati pubblicati recentemente da Assobirra, sono 850 le aziende brassicole italiane, grandi, medie e piccole, che saranno coinvolte in questa misura di sostegno. Il fatturato complessivo ammonta a 9 miliardi di euro e sono impiegati 118mila dipendenti, tra diretti e indiretti. Gli investimenti hanno infine superato i 250 milioni di euro negli ultimi quattro anni.

«La birra in Italia è l’unica bevanda da pasto gravata da accise», commenta soddisfatto il presidente di AssoBirra, Alfredo Pratolongo, «un’anomalia che pesa su tutti, produttori, distributori e consumatori. Ridurre la pressione fiscale specifica per la birra contribuisce anche a promuovere e difendere il comparto birrario italiano rispetto al contesto internazionale, nel quale molti dei principali produttori, Germania e Spagna ad esempio, godono di un livello di accise anche 4 volte inferiore al nostro, che quindi favorisce la competitività̀ delle aziende ivi locate e l’importazione di birra in Italia, che da anni infatti supera ampiamente il 30%».

 

 

 

 

 

 

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