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Agricoltura sociale, l’esempio della Toscana

Il bando di Regione Toscana permetterà di creare gruppi di cooperazione per lo sviluppo di servizi sociali destinati alle aree agricole svantaggiate. Un modello da imitare.

 

di Roberto Antiseri

 

L’agricoltura sociale è un’occasione di sviluppo e di diversificazione dell’attività agricola e rappresenta un formidabile strumento per far crescere la coesione di un territorio. È con quest’intento che la Regione Toscana ha lanciato il bando “Diversificazione delle attività agricole in attività riguardanti l’assistenza sanitaria, l’integrazione sociale, l’agricoltura sostenuta dalla comunità e l’educazione ambientale e alimentare”.

Il bando nasce nell’ambito di GiovaniSì, il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani, e promuove la realizzazione di progetti di agricoltura sociale in grado di rafforzare la coesione del territorio fornendo servizi alle persone in aree rurali e periurbane e favorendo lo sviluppo di reti rurali.

Si tratta di un’iniziativa che si muove su molte dimensioni di intervento grazie alla realizzazione di attività sociali per le comunità locali, servizi a supporto delle terapie mediche, psicologiche e riabilitative, fino a toccare progetti finalizzati all’educazione ambientale, alimentare e alla conoscenza del territorio. L’obiettivo generale è facilitare l’accesso adeguato alle prestazioni essenziali da garantire alle persone, alle famiglie e alle comunità locali in tutto il territorio regionale e in particolare nelle zone rurali o svantaggiate.

Le ricadute attese sono la creazione di nuove forme di cooperazione tra aziende e altri soggetti per lo sviluppo di settori innovativi e un sostanziale arricchimento del tessuto imprenditoriale e di quello sociale.

A chi si rivolge

Possono presentare domanda Raggruppamenti temporanei d’impresa, già costituiti o in via di costituzione, composti da almeno due aziende agricole e che possono coinvolgere anche altre tipologie di soggetti attivi nell’agricoltura sociale quali, ad esempio, cooperative sociali, imprese sociali ed enti del Terzo settore, ma anche strutture universitarie o enti di ricerca.

Il progetto dovrà avere una durata massima di 12 mesi e il contributo ammissibile per ogni singola domanda va da un minimo di 20mila euro a un massimo di 150mila euro. La dotazione finanziaria del bando è pari a quasi 9 milioni di euro, interamente finanziati attraverso le risorse messe a disposizione dal Pnrr per il settore agricolo e le zone rurali dell’Unione, e attua la sottomisura 16.9 del Programma di sviluppo rurale del Fondo europeo Psr Feasr 2014-2020.

Il Raggruppamento temporaneo di impresa deve costituirsi in forma di atto pubblico o scrittura privata autenticata, con durata almeno pari a quella del progetto e quindi almeno fino alla liquidazione del saldo del contributo. La costituzione formale del RTI deve essere successiva alla pubblicazione del bando, vale a dire dopo la data del 22 giugno 2022.

Gli interventi finanziabili e le risorse ammesse

Le spese ammissibili previste dal bando riguardano i costi di cooperazione, vale a dire gli studi preliminari e di contesto che comprendono l’analisi dei fabbisogni e studi di fattibilità e i costi di costituzione del partenariato. Sono ammissibili anche i costi di progetto, cioè gli acquisti di piccole attrezzature necessarie alla realizzazione dei servizi e delle pratiche di agricoltura sociale presso le aziende agricole, così come l’acquisto di attrezzature o impianti da impiegare presso le aziende agricole per le attività di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli necessari alla realizzazione dei servizi di agricoltura sociale.

È prevista inoltre la copertura dei costi indiretti, cioè i costi relativi a spese telefoniche, postali, elettriche, di cancelleria, di riscaldamento e di pulizia, le spese di personale dipendente impiegato nelle attività di rendicontazione e nelle attività amministrative.

Il tasso di contribuzione delle diverse spese ammissibili varia dal 40% al 90%, con una possibile maggiorazione del 10% che interessa soltanto alcune tipologie di costo.

Come già anticipato, l’importo massimo del contributo pubblico ammissibile per singola domanda di aiuto è di 150mila euro e non sono ammesse domande di aiuto che prevedono un contributo minimo inferiore ai 20mila euro.

 

Per conoscere tutti i dettagli utili a una presentazione corretta della domanda occorre consultare il testo integrale del bando.

 

 

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