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Birrifici artigianali: finanziamenti ma anche più imprenditorialità

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Sono sempre più numerosi i birrifici artigianali italiani, per lo più microrealtà, che per sostenersi e avviare la propria attività possono giovarsi di fondi pubblici, come testimonia l’esempio di uno di loro.

 

di Andrea Ballocchi

 

Sostenere la crescita di uno dei tanti birrifici artigianali in Italia con finanziamenti pubblici è una scelta da considerare. Avviare un’attività brassicola è un’opzione presa in considerazione da un numero sempre più elevato di persone, convinte dai numeri di un settore in buona salute. Lo confermano i dati sui consumi, in notevole aumento: tra il 2017 e il 2021 il volume di birra artigianale consumato in Italia è cresciuto del 127% con un aumento del 23% della spesa media mensile degli italiani. Un dato mostrato in occasione di un convegno lo scorso ottobre a cura di Unionbirrai e di Unione italiana vini.

Inoltre negli ultimi sette anni il numero di imprese di settore è più che raddoppiato, come ha evidenziato l’Osservatorio Birre Artigianali ObiArt-Dagri dell’Università di Firenze. E oggi il brassicolo made in Italy conta 1.326 imprese e poco più di 9.600 addetti diretti.

Ma è un’opzione possibile quella di contare su linee di finanziamento pubblico? C’è chi, grazie a uno stanziamento di Invitalia è riuscito a farcela, divenendo una realtà conosciuta e rinomata nel panorama nazionale. Lo racconta l’esperienza di Davide Finoia, fondatore e titolare del Birrificio Valsenio, in Emilia Romagna.

L’esperienza con Invitalia e i finanziamenti pubblici

La sua esperienza personale con Invitalia è stata positiva nel 2009. Ma il percorso per passare da produttore amatore ad aprire un birrificio artigianale non è stato semplice: «ho cominciato a progettare il birrificio nel 2005. Purtroppo non avevo grandi disponibilità di denaro se non una parte del Tfr del lavoro precedente. Quindi, visto che l’investimento non era da poco, sono riuscito ad aprire solo quattro anni più tardi perché l’unica possibilità di finanziamento fino ad allora era possibile attraverso un prestito bancario, per me insostenibile».

Quando Finoia ha avviato l’attività era il primo birrificio in provincia di Ravenna, non c’erano precedenti o altri candidati che potessero aiutarlo nell’elaborare un business plan. «Ho potuto aprire solamente grazie al contatto con Invitalia, conosciuta in occasione di una serata di presentazione in uno dei Comuni montani limitrofi». Nel 2009 al Birrificio Valsenio è stato erogato il finanziamento: si parla di 79mila euro a fondo perduto e altrettanti a tasso agevolato, spiega il titolare che conferma così la bontà del finanziamento pubblico. «Il mio approccio ai finanziamenti pubblici è stato positivo, anche se le condizioni allora erano decisamente più incentivanti rispetto a oggi».

Dopo un primo anno in perdita, nel 2010 il fatturato ha registrato un lieve guadagno fino ad arrivare al buon momento odierno, dopo un biennio 2020-21 difficile a causa della pandemia: «oggi ci aspettiamo di chiudere l’anno a circa 320-330 ettolitri prodotti».

La realtà del Birrificio Valsenio è micro: con Davide Finoia è impegnata in pianta stabile una persona all’amministrazione, mentre il padre del titolare dà una mano. Quest’anno ha ottenuto anche un lusinghiero riconoscimento, la menzione come Best Bio Beer per le birre biologiche alla scorsa edizione di Sana, il Salone internazionale del biologico e del naturale di Bologna.

Il fondo Mise: un’avventura travagliata

Ora Finoia è uno dei tanti imprenditori del mondo dei birrifici artigianali che attende il fondo del Mise da complessivi 10 milioni di euro, previsto dal decreto Sostegni bis quale agevolazione al comparto brassicolo italiano, particolarmente colpito durante l’emergenza Covid. Avviato lo scorso gennaio, si è rivelato per molti mesi lettera morta. Solo negli ultimi giorni, il contributo a fondo perduto messo a disposizione dal ministero dello Sviluppo economico pare si sia sbloccato e i primi beneficiari hanno iniziato a ricevere i versamenti grazie alle azioni messe in campo da Unionbirrai per sollecitare il Mise a procedere all’erogazione del contributo a fondo perduto di 0,23 euro al litro per la produzione del 2020. La procedura è stata lunga e sofferta. Come ha messo in rilievo la stessa Unionbirrai: “Dopo vari solleciti senza riscontri, infatti, lo scorso 12 novembre Unionbirrai aveva deciso di procedere per costituire in mora il Mise, a fronte dell’inadempimento rispetto al termine previsto di 90 giorni per il versamento del contributo”.

Consigli per chi intende avviare un birrificio artigianale

Davide Finoia rappresenta l’esempio di chi, partito da un diverso ambito lavorativo, è giunto a coronare il sogno di aprire un proprio birrificio artigianale. A lui chiediamo quali consigli si sente di dare a chi pensa di lanciarsi in questo mondo: «serve competenza imprenditoriale. Certamente occorrono competenze tecniche per una produzione ottimale di alto livello: oggi sono tanti gli attori sulla scena e il tasso di qualità si è alzato molto. Oltre alle capacità realizzative c’è altrettanto bisogno di capacità imprenditoriali. Tuttavia fare birra, anche se eccellente, non basta: occorre saperla vendere e creare le condizioni affinché l’impresa sia economicamente sostenibile. Il mio consiglio a tutti è di prepararsi bene, frequentando anche un corso di imprenditorialità».

Il titolare del Birrificio Valsenio, a questo proposito, si è avvalso di una consulenza tecnica per passare a una produzione brassicola a livelli di scala commerciali. «Per quanto riguarda la capacità di fare impresa mi sono avvalso, anche se tardi, delle associazioni di categoria, con cui stilo previsioni annuali. Lo consiglio caldamente: se mi fossi avvalso di questo aiuto prima, mi sarei risparmiato parecchie fatiche e spese». Per il prossimo futuro il birrificio punta all’indipendenza energetica: i costi produttivi sono pesanti e spesso aleatori. Spazio quindi all’energia pulita e, soprattutto, economica.

 

 

 

 

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“La nostra mission consiste nel dotare i lettori di un magazine in grado di decifrare il vasto mondo della gestione d’impresa grazie a contenuti d’eccezione e alla collaborazione con enti pubblici e privati.”

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